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Che lagna il pianto preventivo di Napoli per la Coppa d’Africa

Napoli cerca sempre un pretesto per rabbuiarsi, per incazzarsi. Siamo al terzo pianto della stagione, dopo quelli per Petagna e Ospina. Tocca dare ragione ad Arrigo Sacchi

Che lagna il pianto preventivo di Napoli per la Coppa d’Africa
Napoli 26/09/2021 - campionato di calcio serie A / Napoli-Cagliari / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Andre' Zambo Anguissa-Keita Balde'

“E piangeva la mattina, e piangeva il pomeriggio, e piangeva la sera. Piangeva sempre”

I pianti stagionali salgono a tre. E abbiamo cominciato da appena un mese. Escludiamo il pianto dei pianti: Napoli-Verona che è l’equivalente de La guerra dei mondi di Orson Welles. Si è cominciato con il pianto per Petagna che – per quanto sia un bravo calciatore – è improvvisamente diventato Gerd Müller e protagonista di una sollevazione popolare per invocarne la permanenza. Poi, è stato il caso della remota eventualità che il Napoli giocasse contro la Juventus col terzo portiere. È finita che Ospina è stato regolarmente tra i pali – doveva solo prendere un aereo, nulla di sbalorditivo – mentre la Juve è venuta qui senza sei titolari e non ha fiatato tranne per la provocazione di Allegri nei confronti di Spalletti.

E ora il pianto numero tre: la Coppa d’Africa. Che, sia chiaro, si giocherà a gennaio. Ossia tra tre mesi. Quindi sarà un pianto lungo. Almeno novanta giorni.

Ora qui va fatta una considerazione. Napoli non è affatto una città gioiosa come viene descritta fino alla noia. Una città perennemente festosa che mangia gli spaghetti con le mani, una città che – ad ascoltare i media nazionali – vive un eterno Carnevale interrotto solo dagli spari della camorra. No. Napoli è una città perennemente incazzata. Che cerca sempre il pretesto buono per soffrire, per infliggersi una punizione. Del resto con la squadra prima in classifica a punteggio pieno, lo stadio continua a non riempirsi. Sì, ci sarà il problema delle multe per il mancato rispetto delle norme anti-Covid (multe che peraltro pare che vengano puntualmente annullate dal giudice di pace), ma il punto è la disaffezione nei confronti della squadra. Ne abbiamo già scritto. A questo forse dobbiamo aggiungere il deterrente della squadra che vince. Troppa gioia. Meglio restare a casa a favorire lo sviluppo del Paese con Dazn.

Adesso Napoli non riesce a godersi questo Napoli perché si sta macerando per un problema che avremo tra tre mesi. Tre mesi. Ma si può? Che ne sappiamo in quale posizione sarà il Napoli tra tre mesi? E poi, perdonateci, il Napoli avrà sicuramente pensato a questa eventualità, avrà valutato i pro e i contro. Quando il bravissimo capo scouting Micheli ha scovato Anguissa e la possibilità di portarlo a Napoli a pochi euro, Spalletti, De Laurentiis e Giuntoli avranno pensato alla Coppa d’Africa, alla possibilità che a gennaio tutti e tre (più Ounas e forse Ghoulam) potrebbero non essere disponibili. Avrà prevalso, giustamente, la considerazione che era meglio rinforzare la squadra per sette mesi (invece di otto) anziché per nessun mese. Detto en passant, anche il Milan perderà giocatori importanti.

Tocca dare ragione ad Arrigo Sacchi quando dice che sprechiamo energie, che vincere qui è più difficile che altrove. Non sarebbe più salutare viversi la realtà che al momento è addirittura esaltante?

Ci sarebbe poi da fare un passaggio provocatorio su Petagna: che c’è stata a fare la sollevazione popolare se poi non lo si ritiene all’altezza? Il Napoli ha almeno tre centravanti: Mertens Petagna e Lozano. Non sono Osimhen? E va bene ma la rosa è all’altezza, è stata costruita anche in chiave Coppa d’Africa, in nome del principio spallettiano “lamentarsi è da sfigati”. Sono finiti – per fortuna – i tempi in cui ogni infortunio veniva descritto come un’emergenza internazionale.

I tifosi facessero i tifosi. Magari tornassero allo stadio. Il Napoli ha una società e un allenatore robusti e preparati. I risultati lo stanno dimostrando.

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