Sul CorSera. Tre anni fa lo scrisse Javier Marias. La Juve senza di lui è più debole, ma con lui non poteva continuare
Sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo risponde alle lettere di chi esprime soddisfazione per la partenza di Ronaldo dalla Juventus perché ha sempre pensato più ai successi personali, perché la Juve con lui si è indebolita e perché troppo presuntuoso.
Scrive:
“Forse si è festeggiato sin troppo l’arrivo di un calciatore di trentatré anni, quindi a fine carriera; e ora si tende a liquidarlo un po’ troppo velocemente. Comunque si giudichi l’uomo, Cristiano Ronaldo è stato uno dei più grandi atleti nella storia del calcio”.
Non si può discutere uno così. Ma di Ronaldo aveva già parlato Javier Marias tre anni fa, all’epoca dell’addio alla Spagna, ricorda.
“Marías, grande romanziere e grande tifoso madridista, scrisse che CR7 non aveva giocato nel Real Madrid, ma nel Real Ronaldo; e che sempre aveva anteposto l’interesse personale a quello della squadra, l’amore per se stesso a quello per la maglia. È stato scritto in questi giorni che Ronaldo è un’azienda a sé, ed era fedele alla CR7 Spa e non alla Juventus. Ma questo vale per tutti i grandi sportivi, che ormai sono macchine da fatturato, con staff imponenti, dal nutrizionista allo psicologo, aerei privati e social media manager (che nel caso di Ronaldo non sanno l’italiano). Vale per Messi, per Djokovic, per Hamilton, varrà ora per Jacobs. Ma Ronaldo fa un passo oltre: per lui il calcio, gioco collettivo per eccellenza (più del basket che si gioca in cinque per squadra, del volley — in sei —, del baseball — in nove —), diventa uno sport individuale. Senza di lui ovviamente la Juve è più debole. Ma con lui non poteva continuare”.