ilNapolista

Nel 2019-20 il calcio europeo ha perso 3,7 miliardi, la Serie A peggio di tutti con un calo del 18%

Sul Corriere dello Sport il rapporto Deloitte sugli effetti del Covid. Due le note positive: il campionato italiano è l’unico che registra un calo degli stipendi e attira investitori finanziari 

Nel 2019-20 il calcio europeo ha perso 3,7 miliardi, la Serie A peggio di tutti con un calo del 18%
Napoli's Italian defender Giovanni Di Lorenzo (C) controls the ball next to Genk's Slovak midfielder Patrik Hrosovsky (L) and Genk's Belgian defender Casper de Norre during the UEFA Champions League Group E football match SSC Napoli vs KRC Genk.

Nella stagione 2019-20, il calcio europeo ha perso 3,7 miliardi a causa del Covid. La Serie A è stato il campionato più colpito dalla pandemia. Lo dice il rapporto annuale Deloitte sullo stato di salute finanziario del calcio europeo, i cui dati sono riportati dal Corriere dello Sport.

“Tra i campionati big five (Inghilterra, Germania, Spagna, Italia, Francia) la Serie A registra il calo più netto (-18%) mentre la Bundesliga resiste (-4%) grazie alla più rapida ripartenza del torneo (dopo il grande lockdown) che ha consentito di disputare l’ultima parte della stagione entro il 30 giugno”.

Anche per quanto riguarda i ricavi commerciali, la perdita della Bundesliga è stata limitata, “grazie alla capacità dei club di fare sistema con gli sponsor”.

“Al contrario, la Serie A ha perso 120 milioni di ricavi da sponsor (-16%), cifra su cui pesa molto la difficile situazione di Suning nell’Inter, il cui calo rappresenta oltre metà della contrazione complessiva”.

Nel rapporto tra ricavi e costi operativi,

“la Serie A torna in profondo rosso (da -17 a -274) dopo anni di faticoso pareggio. Peggio di noi solo la Francia che registra una perdita operativa record, passando da -306 a -575 milioni”.

Nella perdita operativa della Serie A incidono notevolmente la situazione del Milan e della Roma.

“Va detto che due club (Milan e Roma) contribuiscono per due terzi dell’intera perdita operativa del nostro campionato, ma in generale la situazione non è rosea”.

Il campionato italiano è invece l’unico che presenta una riduzione degli ingaggi.

La Serie A è l’unico tra i grandi campionati a presentare una riduzione aggregata (174 milioni) nel monte stipendi che scende a 1,6 miliardi su 2,1 di ricavi complessivi. Nel rapporto tra stipendi e fatturato siamo sempre in affanno perché il 78% dei ricavi della Serie A finisce nelle tasche di calciatori e tecnici, mentre in Spagna il 67% , in Inghilterra il 73% e solo la Francia fa peggio con un drammatico 89%. Come è ampiamente noto, si tratta di un indicatore chiave nel controllo dello stato di salute dei club trattandosi della voce di costo di gran lunga più pesante”.

Una nota positiva è l’interesse manifestato dagli investitori per il campionato italiano.

“Tra le note più confortanti in uno scenario generale di grande sofferenza economica vi è certamente l’interesse degli investitori finanziari (soprattutto i fondi di private equity) che ha prodotto un afflusso di capitali freschi in un’industria dissanguata da difficoltà endogene: complessivamente 7,8 miliardi di investimenti nei 12 mesi tra gennaio 2020 e febbraio 2021, con un incremento del 50% rispetto al 2019. Di quest’ondata di investimenti la Serie A ha saputo attrarre una quota significativa: si pensi alle acquisizioni della Roma da parte del gruppo Friedkin, del Parma e dello Spezia da parte di altri gruppi americani, ma anche l’interesse generato dall’operazione media company tentata (senza grande successo) dalla Lega di Serie A”.

Ad attrarre gli investitori, secondo Deloitte, le politiche dei club sempre più ispirate alla sostenibilità.

“Questa tendenza favorisce l’afflusso di nuovi investitori incoraggiati da un contesto competitivo meno dominato dall’ossessione della vittoria sportiva a qualsiasi costo e più attenta ai parametri finanziari di ritorno sull’ivestimento dei capitali”.

ilnapolista © riproduzione riservata