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Verdone: «Mio nonno era di Pozzuoli, ho trovato conferma nell’Archivio di Stato di Napoli»

Al CorMez: «Quello di Napoli è un archivio immenso e mi ha fatto questo bel regalo. Nonno aveva fatto domanda di passaporto per andare a Londra nel 1916».

Verdone: «Mio nonno era di Pozzuoli, ho trovato conferma nell’Archivio di Stato di Napoli»

Carlo Verdone rivela al Corriere del Mezzogiorno che suo nonno era di Pozzuoli. La scoperta arriva dall’Archivio di Stato di Napoli, dove è stato ritrovato un documento che lo attesta. Si tratta della richiesta di passaporto del nonno, Oreste Verdone. L’atto, datato 1916, è stato scovato da Gianluca Bianco nei faldoni della Questura di Napoli, Passaporti (1913-1917), nella busta 4659, al fascicolo 81. Verdone commenta la scoperta.

«Candida Carrino, Angelica Lugli e Gianluca Bianco sono riusciti a trovare quello che cercavamo da tempo. Dopo la lettura del mio libro hanno iniziato una ricerca, anche affettuosa, per offrirmi qualche elemento in più. Ed effettivamente ci sono riusciti. Quello di Napoli è un archivio immenso e ha consegnato le testimonianze che né io, né mio padre avevamo scovato. Sono stati molto molto bravi. E mi hanno fatto questo bel regalo. Trovato il documento, si sono subito messi in contatto con me. Solo così ho avuto la conferma delle vere radici di mio nonno che era nato a Pozzuoli il 26 marzo del 1894. In passato non era stato facile rintracciare sue notizie. Mio padre fece un viaggio a Napoli apposta, lo narro in un capitolo dedicato a nonno Oreste. Da Napoli lo mandarono a Nola, poi a Caserta, guardi fu un vero macello…».

Il documento è importante perché svela un fatto inedito.

«Sì, solo ora abbiamo scoperto che nonno aveva fatto domanda di passaporto per andare a Londra. La richiesta è datata 22 agosto 1916. Si legge che “Oreste Verdone, tenente del 155esimo Reggimento Fanteria (Deposito Alessandria) chiede alla Questura di Napoli il passaporto per recarsi all’estero, avendo ottenuto la necessaria autorizzazione dal ministero della Guerra”».

Il nonno, però, non riuscì a partire. 

«Purtroppo no. Fu ferito e ricoverato credo ad Alessandria: mia nonna era incinta di mio padre e per lo spavento le si ruppero le acque. Oreste è deceduto poco dopo, il 12 settembre del 1917, in trincea sul Monte San Gabriele».

Verdone racconta:

«Oreste pur essendo un ragazzo di umili origini — la famiglia produceva catrame per fare le strade — era molto studioso tanto da diventare un chimico. In quegli anni, evidentemente cercava un’altra nazione, un’altra strada per poter emergere. E non ce l’ha fatta. Io sono veramente orgoglioso di aver, insieme con mio figlio, ripercorso tutte le sue tracce: siamo andati sul monte in cui la sua vita fu brutalmente spezzata. Abbiamo individuato il punto esatto, addirittura la trincea. Il Comune di Gorizia è stato generoso: per il centenario della Prima guerra mondiale ha fatto una medaglia per ogni soldato disperso. Ora almeno una medaglia per il tenente Oreste Verdone c’è: io l’ho messa sul comodino nella mia casa di campagna. Un piccolo gesto, ma sono felice di averlo onorato in qualche modo. Mio padre non lo ha mai conosciuto, si figuri io… Proprio per questo ci tenevo che avesse un’identità. Chissà dove sono le sue spoglie. Per me potrebbero essere anche sotto il Milite ignoto a Roma».

L’attore promette di far visita all’Archivio appena possibile.

«Perché no, certamente: appena finisco di girare. Voglio visitare l’Archivio e ringraziare personalmente chi mi ha aiutato a ritrovare questa preziosa memoria. Non potranno consegnarmi l’originale perché le leggi vanno rispettate: il documento resta a Napoli. Ma almeno una copia credo proprio che potrò averla».

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