Possiede il Crystal Palace da 11 anni e da nove non retrocede: “Prima lo facevamo in tutti i modi, cambiare la testa della gente è l’unico modo per crescere”
Steve Parish è proprietario e presidente del Crystal Palace da 11 anni. E da 9 anni il Palace è in Premier League, in continua progressione. Lui intanto continua ad andare in trasferta con lo stesso gruppo di tifosi con cui andava quando non possedeva il club. E quando la gente gli chiede cosa ne pensa della proprietà dei club allargata ai tifosi, lui risponde:
“Beh, io possiedo il club e sono un tifoso”.
La storia di Parish è singolare, nel calcio moderno (e infatti ne stanno facendo un documentario). Lui, imprenditore nel settore pubblicitario, non voleva acquistare la società. Ma il club era sull’orlo del fallimento, a rischio liquidazione. E lo misero alle strette: “O lo prendi tu, o fallisce”.
“Non volevo comprare il club. Impiegavo 3.000 persone in 14 paesi. Non avevo nemmeno il tempo. Ma non riuscivano a trovare nessuno…”.
In una bella intervista al Telegraph spiega il senso della sua missione, che è una piccola lezione di come la mentalità sia il motore principale dello sport, anche a livello manageriale.
“I club di calcio hanno delle credenze difficili da scalfire. Ed è ciò che a volte finisce per danneggiarli. Onestamente credo che più club possano sfidare gli attuali big-six inglesi. Ricordo la partita contro l’Everton, loro avevano bisogno di vincere per entrare in Champions League, e si sentiva la paura che non ce l’avrebbero fatta. Siamo andati e li abbiamo battuti 3-1″.
“Prima del mio arrivo il Palace è sempre retrocesso, dalla Premier League. In tutti i modi possibili: con 49 punti, per differenza reti, persino da quart’ultimi quando hanno deciso di ridurre il numero di squadre del campionato. La prima cosa è cambiare la mentalità. Ora c’è un’accettazione del fatto che siamo un club della Premier League, ma la prossima sfida è cercare di andare avanti. Ci sono solo due modi per farlo. Ci abbiamo provato: abbiamo comprato Yohan Cabaye, Mamadou Sakho, Christian Benteke, buoni giocatori e abbiamo pensato “facciamolo adesso”. La gente dimentica che la stagione in cui il Leicester ha vinto il titolo stavamo volando. Eravamo quinti a Natale e non credo che le squadre fossero molto diverse. Ma per qualche motivo abbiamo iniziato a perdere e siamo caduti giù”.
Il secondo modo richiede più tempo: migliorare la struttura del club. Parish parla della costruzione di una nuova accademia e il successo delle giovanili del Palace in questa stagione, ma anche della ristrutturazione del Selhurst Park
Ma Parish ci tiene a restare un tifoso, innamorato del gioco in sé. E dice che ora è sempre più complicato amarlo.
“E’ difficile a causa di alcune delle cose che vedi e sai. La Superlega per esempio. Mi scoraggia molto che queste persone abbiano dimenticato da dove vengono. E abbiano dimenticato che non sono sempre stati i club più grandi. E il concetto che prendi qualcosa che è, nel suo cuore, una competizione e crei dei parametri artificiali per cambiarla. Questo è svilente”.