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Elmas e Lobotka, gli oggetti misteriosi che vanno agli Europei

Hanno giocato pochissimo, eppure il Napoli ha investito circa 40 milioni e sono titolari in Nazionale. Prima gli Europei e poi Spalletti ci diranno di più sul loro valore

Elmas e Lobotka, gli oggetti misteriosi che vanno agli Europei

La paura di sbagliare prima, il non poterselo permettere poi. Così c’è ancora qualcosa di insoluto, in questo Napoli. Qualcosa che non è stato visto, che forse Gattuso non ha saputo rendere presentabile o che magari non è all’altezza del contesto. Di fatto, però, ci sono dei calciatori di cui ancora non si è visto molto e su cui al momento è piuttosto complesso farsi un’idea precisa. Discorso che non vale per le rispettive nazionali di appartenenza, che non saranno Francia e Germania, ma che non vi rinunciano.

Strano destino, quello di Elmas e Lobotka: ai margini del progetto tecnico, quando si allenano a Castel Volturno, altamente considerati invece quando arrivano al rispettivo centro federale. La Macedonia e la Slovacchia li hanno convocati per i prossimi Europei e con ogni probabilità saranno anche titolari. Hanno un ruolo e una funzione precisa, addirittura delle responsabilità quando hanno il pallone tra i piedi, perché sono tra le migliori espressioni individuali di una nazionale. Elmas ha anche segnato uno storico gol-vittoria contro la Germania pochi mesi fa, in una sfida valida per le qualificazioni ai prossimi Mondiali.

Uno status che non rispecchia minimamente quello che sono per il Napoli, che ci ha investito abbastanza su di loro: circa 40 milioni bonus compresi per avere entrambi. Per quel poco che s’è visto nel corso di questa stagione, sembra una cifra del tutto lontana dalla realtà. Elmas ha giocato dieci gare da titolare, di cui soltanto tre in campionato, per un totale di 44 presenze che potrebbero bastare a restituire un’immagine precisa del giocatore. Non è così: ad oggi non si è ben capito qual è la posizione in cui schierarlo. Ne ha ricoperte varie, da quando è a Napoli, inizialmente mascherando gli spostamenti sotto forma di duttilità. Ma col tempo questo impiego un po’ casuale si è rivelato per quello che è. Ha fatto vedere qualcosa di buono da mezzala e da trequartista, meno incisivo quando è partito largo. È un po’ troppo innamorato del pallone ma è dotato di un buon dribbling. Insomma, è difficile anche essere più accurati nel giudizio.

Il suo caso non è troppo lontano da quello di Lobotka, che ha l’aggravante di esser stato inseguito per più sessioni di mercato, di esser stato pagato di più e di esser stato utilizzato molto meno. È arrivato a gennaio dell’anno scorso perché doveva diventare l’uomo d’ordine del centrocampo di Gattuso, che per reminiscenza sarriana aveva bisogno del regista. Lo spazio è stato ridotto, ma le presenze tra metà stagione 2019/20 e la passata sostanzialmente si equivalgono. Ha giocato cinque volte dal primo minuto, mai in campionato dove ha la media di 9 minuti a partita. Ha totalizzato 527’ in 23 gare, soffrendo di tonsillite nell’ultima parte di stagione. Hamsik lo aveva sponsorizzato calorosamente quando è arrivato al Napoli, ma finora nulla delle cose buone che sono state dette sul centrocampista si sono arrivate.

Chiaramente il loro impiego saltuario non è una diretta responsabilità di Gattuso, o comunque non soltanto. Potrebbero rivelarsi semplicemente calciatori con dei limiti, normali, che in una squadra con un certo tipo di ambizioni non hanno modo di esprimersi. Anche questa potrebbe rivelarsi una missione interessante per Luciano Spalletti, visto che si prospetta un mercato al risparmio, con movimenti in entrata limitati alle strette necessità. In ogni caso l’obiettivo non è soltanto quello di rivalutarli e rilanciarli, quanto dar loro un’identità riconoscibile all’interno della squadra. Una serie codificata di compiti in campo che permetta di essere almeno funzionali, se non determinanti.

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