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È Mancini il volto dell’Italia che piace all’estero: l’estetica del ct ha già vinto

Non Insigne, non Immobile. C’è il Mancio sulle prime pagine dei giornali sportivi europei. Lui e il suo “rinascimento”. Per i tedeschi è “il redentore”. L’Equipe gli dedica due pagine

È Mancini il volto dell’Italia che piace all’estero: l’estetica del ct ha già vinto

La copertina de L’Equipe è un po’ enigmistica: c’è l’Europeo in partenza con le sue star. E non c’è l’Italia. E non c’è nemmeno il Belgio, se è per questo.

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Perché, evidentemente, c’è penuria di volti spendibili. Poi sfogli il giornale e capisci: non possiamo aspettarci Insigne o Immobile al fianco di Ronaldo e Mbappé, ma il nostro catalizzatore di ribalte ce l’abbiamo in panchina. Roberto Mancini. I francesi gli dedicano due paginoni, riesumando la sua classe da giocatore, nostalgicamente riprodotta a uso e consumo dei giovani che non sanno, o poco hanno studiato. E poi c’è il Daily Mail che apre sul “rinascimento italiano” e manco a dirlo c’è il bel ct italiano a prendersi la foto a tutto schermo. E così in Germania, la Sueddeutsche Zeitung lo chiama “il redentore” (che fa tanto fumetto gotico).

Il Mail dettaglia un concetto ormai palese: l’Italia che pervicacemente punta alla finale a Wembley, con un mantra controintuitivo per la nostra tradizione di ritrosia scaramantica, è fatta a sua immagine e somiglianza. La Mancitalia “bella come il sole”, “elegante” come la collezione da lui firmata per una nota marca d’abbigliamento che casualmente il Corriere della Sera impagina in forma d’articolo e di pubblicità annessa.

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Il racconto costruito in queste settimane, l’allegria e la spensieratezza dettate in conferenza stampa come un imperativo categorico, ha fatto breccia anche all’estero. E l’estetica imposta è quella del tecnico piacione e piacente, sempre abbronzato, gli addominali che confliggono con i 56 anni. Se ne potrebbe fare una rassegna apposita. Lo stacco con lo stempiato Ventura, l’allenatore nefasto con la pappagorgia che ci lasciò fuori dai Mondiali del 2018, è ovviamente voluto, studiato in premessa. La rivoluzione d’immagine ha anticipato quella sportiva, che non è una strategia banale. E’ una sovversione degli schemi.

Comincia così un Europeo che abbiamo disegnato coi tratti dell’ottimismo ad oltranza d’un portavoce che in carriera non aveva mai sorriso così tanto. Se ci rinfacciano tutti, ovunque, la mancanza del campione che ci trascinerà a Londra – non Immobile, non Belotti, e non Insigne. Tocca farsene una ragione – noi rispondiamo col Mancio, funambolico fantasista da giocatore (L’Equipe ci tiene a tirare il filo tra il suo gioco e la sua filosofia tattica) e affascinante domatore di talenti medi, da ct.

Un investimento sul made in Italy che ci possiamo permettere al momento, capitalizzando tutto, maledetto e subito. Un dribbling a ciel sereno, per ora.

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