Oriali: «Sono preoccupato per la prossima stagione. Non sappiamo neppure date e sede del ritiro»
Alla Gazzetta: «Non c'è ancora un programma definito. Rapporti con i calciatori? Giusto di recente con un paio di loro ho dovuto gestire le cose dopo il nodo stipendi»

La Gazzetta dello Sport intervista Lele Oriali, dirigente dell’Inter, l’unico citato da Antonio Conte, insieme alla sua famiglia, dopo la vittoria dello scudetto.
Racconta di essere stato vicino al ritorno nel club nerazzurro già quattro anni fa, ma non se ne fece nulla. Poi, nel 2018, arrivò la chiamata di Marotta.
«E io fui chiaro dall’inizio. Ho preteso la gestione completa della parte sportiva in Pinetina. Se necessario, avrei riferito solo a Zhang e allo stesso Marotta».
Su Conte:
«Nell’estate del 2014 mi chiama Tavecchio, mi dice che ha scelto Conte come c.t. e mi chiede se voglio fare il team manager della Nazionale. Gli rispondo che forse bisogna prima chiedere il parere di Conte, con cui non avevo mai parlato in vita mia. Ci incontriamo a Milano e in 5’ capiamo che vediamo le cose allo stesso modo. Siamo uomini di fatica. La nostra carriera si è basata su sudore e sacrificio. Lui ha una preparazione tecnico-tattica incredibile. Senza pubblico, anche dalla tv si è sentito e capito che l’Inter è super organizzata. Un’orchestra che Antonio dirige alla perfezione. Valorizzando tutti»
Oriali manifesta una certa preoccupazione per la prossima stagione.
«Sono preoccupato perché non c’è ancora un programma definito. Date e sede del ritiro, non ci è stato comunicato nulla».
Sulla possibilità che Conte resti:
«Tutti dobbiamo prima capire i piani della proprietà».
Sulla stagione appena conclusa:
«Non è stato un anno facile per nessuno. Specialmente per noi. Ma siamo riusciti a cementarci. Sapesse quante notti insonni, io e Antonio ad Appiano…».
Sui rapporti con i calciatori nerazzurri.
«Certe cose restano nello spogliatoio. Ma posso dirle che, a differenza di chi mi ha preceduto, non ho fatto firmare ai giocatori alcun regolamento interno. Volevo fare gruppo responsabilizzandoli, tanto che non ricordo casi da riferire alla società. Giusto di recente con un paio di giocatori ho dovuto gestire le cose dopo il nodo stipendi».
Infine, su Calvarese e sul suo arbitraggio disastroso in Juve-Inter:
«Mi spiace perché sta finendo una buona carriera e tutti si ricorderanno di questa direzione infelice. Però è anche vero che a volte noi dirigenti non aiutiamo gli arbitri».