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De Laurentiis spiegato a Cassano. Avercene, altro che disastri

Fantantonio è stato un grande ma la sua sparata contro Adl (per difendere Gattuso) è zeppa di errori. E noi glieli spieghiamo punto per punto

De Laurentiis spiegato a Cassano. Avercene, altro che disastri

Antonio Cassano è uno dei calciatori che più m’hanno fatto divertire da quando seguo il calcio. Talento cristallino, piede fatato, tanta fantasia. Un dieci atipico ma “geniale”, nel bene e nel male. Non nego che mi sarebbe piaciuto vederlo con la maglia azzurra, in una piazza calda che probabilmente l’avrebbe esaltato e rilanciato anche nel finale di carriera particolare che ha vissuto.

E devo dire che in un’Italia dove chiunque sente in maniera così impellente il bisogno di esprimere la propria opinione su qualsiasi cosa, perfino sulla virologia, ritengo assolutamente normale, quantomeno legittimo, che anche Fantantonio possa riscoprirsi opinionista. Lo fa alla Bobo Tv, ed oltre ad essere simpatico (perché la simpatia è innegabile) qualche volta dice pure cose molto condivisibili. Per intenderci, ha indicato l’insospettabile Chelsea come potenziale candidata alla vittoria della Champions League in tempi non sospetti: chapeau.

In tutta onestà però confesso di essere un po’ infastidito dalla facilità con cui il Pibe di Bari emette giudizi sulla società Napoli e sul Presidente del Napoli. Giudizi affrettati, un po’ troppo superficiali, e a volte condivisi – goliardicamente, forse? – dallo stesso Vieri.

Tutte le opinioni, ovviamente, sono più che legittime.

Quello che non si può fare, però, è distorcere la realtà e raccontarne un’altra, parallela.

Ecco, a Cassano andrebbe detto che “il Presidente che fa disastri a Napoli” ci ha preso 17 anni fa che eravamo un pezzo di carta e ci porta (unici in Italia) da 12 anni consecutivi in Europa. E no, non è poco.

Gli andrebbe detto anche che – altro che disastri – ADL ha dimostrato nonostante tutti i suoi limiti che si può fare calcio ad alti livelli rispettando le regole, senza imbrogliare sui bilanci, pagando gli stipendi e coi conti tutto sommato in ordine. Che si può puntare a primeggiare (qualche volta ci si può riuscire, il Napoli in realtà ha finito con l’andarci solo vicino) in mezzo a dei colossi con delle giuste intuizioni.

Non so se il punto è che è forse più comodo puntare il fucile da questa parte e magari non vedere esami truccati nelle università, plusvalenze gonfiate alle stelle e società che propongono di farsi un campionato da sole per riparare ai loro – quelli sì – disastri economici… però occorre ribadire che c’è un altro modo di fare calcio e che la verità non è un optional, specie se a seguirti sono migliaia di persone.

A Cassano andrebbe detto – ancora – che prima di parlare le cose bisogna conoscerle, perfino studiarle, e che non è affatto vero che Aurelio De Laurentiis è un mangia-allenatori, visto che (ma forse lui non lo sa) il Napoli ha avuto in tempi recenti i cicli più lunghi in Italia. Negli ultimi quindici anni il Napoli ha infatti avuto (escluso Spalletti) solo 7 allenatori: Reja e Mazzarri sono rimasti per quattro anni; Benitez ha lasciato per il Real Madrid; Sarri ha scelto di andare via nonostante una ricca proposta di rinnovo quando ha capito che quel ciclo (iniziato dallo spagnolo e sublimato, nello stile di gioco, dal tecnico toscano) era arrivato alla massima espressione, e che dai 91 punti si poteva molto verosimilmente soltanto scendere. E gli andrebbe ricordato anche che lo stesso Sarri, che per Cassano ha fatto il miglior calcio in Italia negli ultimi vent’anni, “il Presidente dei disastri” è andato a prenderlo dall’Empoli dopo Benitez mettendosi contro tutta la piazza, che tappezzava la città di striscioni, e perfino Maradona, che dichiarò che Sarri era un “brav’uomo, ma non per il Napoli”.

Intendiamoci: nello stesso periodo che abbiamo preso in esame – gli ultimi quindici anni – l’Inter ha avuto 13 allenatori, il Milan 12, la Roma 12. La Juve – esempio di continuità in Italia – ne ha avuti 10. E negli ultimi tre anni ha esonerato Allegri per prendere Sarri, ha esonerato Sarri per prendere Pirlo e ha esonerato Pirlo per riprendere Allegri.

Andrebbe detto a Cassano – che non ha perso occasione per sottolineare l’eroicità delle imprese di Gattuso – pure che il Napoli ha la terza rosa (valori transfermarkt alla mano) del campionato, e che se a gennaio ti ritrovi al settimo posto e fuori ai sedicesimi di Europa League dopo aver fatto delle pessime figure con (in fila) Lazio, Torino, Spezia, Verona, Granada, Juventus (in una Supercoppa giocata, tanto per cambiare, col freno a mano tirato), Genoa ed Atalanta è perfino naturale guardarsi intorno e sondare – eventualmente – soluzioni alternative per la panchina.

Gattuso stesso, che poi è rimasto fino a fine stagione, si è accordato con De Laurentiis mentre il suo amico prima ancora che maestro Ancelotti era ancora in panchina: parlare di “uomini feriti” (utilizzando categorie che col campo hanno tra l’altro poco a che vedere) è allora quantomeno ipocrita, oltre che fuori contesto. E pure far passare un quinto posto per un inenarrabile successo lo è. E, lo chiarisco subito, non si dica che il fallimento sia dipeso dal silenzio stampa, da un allenatore sfiduciato (anche se non pubblicamente) o dalle telefonate che ha fatto De Laurentiis dopo la brutta sconfitta di Verona del girone d’andata, che a smentire sarebbero di nuovo i numeri: il Napoli ha fatto un ottimo girone di ritorno DOPO quella rottura. Molti dei “disastri” del Napoli di questa stagione sono cronologicamente anteriori al bel casino che è successo. E non si dica neanche che è un fallimento dovuto solo agli infortuni. Infortuni che hanno pesato, certo, e che hanno concorso a determinare un periodo difficile, ma che non hanno riguardato solo noi: basta riferirsi alle stagioni di Ibrahimovic e Dybala e all’addio del Papu Gomez per chiarire il concetto.

Andrebbe detto a Cassano, insomma, che prima di sparare in maniera così veemente e violenta a zero, in certe realtà bisognerebbe calarvisi e comprendere le tante difficoltà in cui si lavora.

E poi che per raccontarle, quelle realtà, c’è bisogno della giusta delicatezza.

Se si riferisce solo alla gestione del Bari che lo dicesse chiaramente, senza riferimenti a fantasiosi “disastri” di cui a Napoli in verità si fa fatica a trovare traccia.

Chiariamoci: io studio legge ma questa non è una difesa d’ufficio. ADL – che non ha bisogno di avvocati – di difetti ne ha tantissimi. E noi napoletani li conosciamo più che bene. Possiamo, se Cassano ne ha piacere, discuterne per ore. Di quello che è andato in tutti questi anni ed anche di quello che invece bisognava (e bisogna) migliorare.

Però c’è un fatto ostinato ed insindacabile: De Laurentiis ha dimostrato – al di là di tutte le legittime opinioni – di meritare rispetto. E su questo proprio non si può transigere.

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