ilNapolista

Bollesan / 2 «Lo scudetto a Napoli. Per loro era un’eterna rivincita nei confronti dell’Italia»

Il grande rugbista: «La festa scudetto fu meravigliosa. Le uniche due sconfitte furono partite perse apposta, per ottenere dalla Partenope quanto pattuito»

Bollesan / 2 «Lo scudetto a Napoli. Per loro era un’eterna rivincita nei confronti dell’Italia»

Proponiamo, a puntate, per gentile concessione della TEA, il capitolo dedicato a Napoli del libro “Una meta dietro l’altra” (edizioni Limina) di Marco Bollesan  grande rugbista recentemente scomparso. Bollesan ha giocato quattro stagioni a Napoli (dal 65 al 69), con la Partenope, e ha vinto anche uno scudetto il secondo della società napoletana. Quella che segue è la seconda puntata. 

Quel campionato, comunque, fu esaltante: 17 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte. Ecco, quelle sconfitte arrivarono una dopo l’altra, nel girone di andata, e fu il momento più difficile dell’anno. Prima l’Asr Milano, in casa sua, e poi l’Amatori Milano, in casa nostra, al Vomero ci fecero perdere e vacillare nel giro di una settimana, da una domenica all’altra. Però era tutta una finta.

È che la Partenope era una Polisportiva, e il presidente era appassionato soprattutto di pallacanestro, per cui non è che la sezione rugby fosse in cima ai suoi pensieri. Però la società non aveva pagato quei soldi, sotto banco, che ci aveva promesso. Non erano grandi cifre, non ne giravano nel rugby di allora, ma era anche una questione di principio. Allora Elio, ché lui e Augeri, l’avvocato, erano quelli che trattavano per tutti, ci disse, prima di giocare a Milano: «Guaglio’, questa la perdiamo. Tanto che ‘cce frega, ‘o scudetto lo vinciamo uguale». E così sconfitta con l’Asr Milano. Ma in società fanno orecchie da mercante, nessuno vuole cedere in questo gioco di forza. Però Elio era capa tosta, se n’era fatto un punto d’onore, che i patti fossero rispettati, e noi con lui.

Per cui, prima di giocare in casa con l’Amatori, di nuovo: «Perdiamo anche questa, tanto lo scudetto lo vinciamo uguale». Due partite scandalose: nessuno correva, o correvamo poco, il minimo sindacale. Chi calciava, calciava male. Palloni gettati a casaccio. Ma in società capirono l’antifona e sganciarono quello che dovevano sganciare. Perché i patti sono patti. Ed Elio tornò a parlarci: «Guaglio’, mo dobbiamo vincerlo, questo scudetto, se no ci fanno un mazzo tanto». Fatto sta che al turno successivo andammo a vincere in casa delle Fiamme Oro, a Padova, e ricominciammo a vincere, fino al secondo scudetto, per la Partenope, e al primo per me.

Bello vincere a Napoli. Più bello che altrove, non ho nessun dubbio. Abbiamo fatto festa per quindici giorni. Perché tutti si esaltano, perché tutti ti esaltano. Non so quante migliaia di persone ci fossero lì, al Vomero, ma erano tante, e anche se non capivano niente di rugby, e addirittura c’era chi esultava se il pallone entrava sotto i pali delle acca (goool, urlavano) erano felici perché Napoli era campione d’Italia. Era come una eterna rivincita che sentivano di dover prendere verso tutto il resto del Paese, e noi della Partenope eravamo quelli che portavano innanzi il nome, il buon nome, di tutta Napoli, della Napoli che sa stare davanti a tutti. Pensa che mi fermavano anche per chiedermi l’autografo. C’era una gioia e un modo di celebrare quella vittoria che poi raramente ho rivisto o rivissuto. C’era la gioia di chi si confermava campione, di chi dimostrava che si poteva fare grande rugby anche lontano dai soliti centri della palla ovale in Italia, e poi di chi, come me, diventava campione d’Italia per la prima volta. Bella sensazione, quella di essere al vertice del rugby italiano.

C’era un bel clima in squadra, e attorno alla squadra. Quelli quasi tutte le volte, dopo l’allenamento, uscivano e facevano le ore piccole, ma spesso io non partecipavo. Non perché non mi avrebbe fatto piacere, ma perché a casa c’era Mariangela, e poi Miride, e mi faceva più piacere stare con loro, anche se i miei compagni non ci credevano.

Bollesan a Napoli / 1 «Mi hanno insegnato che devi essere sfaccimme nella vita»

ilnapolista © riproduzione riservata