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Addio a Burgnich l’uomo che vinse tutto ma non raggiunse Pelé

“Sarti, Burgnich, Facchetti…” non c’è più. Icona dell’Inter di Herrera e della Nazionale. Segnò nel celebre Italia-Germania 4-3. Giocò nel Napoli di Vinicio

Addio a Burgnich l’uomo che vinse tutto ma non raggiunse Pelé

Dei tre nomi più cantilenati della storia del calcio italiano – “Sarti, Burgnich, Facchetti…” – era rimasto lui: Tarcisio Burgnich. La formazione più citata d’Italia, anche in “Ecce bombo” di Nanni Moretti. La “roccia”, come lo chiamava Armando Picchi, è morto nella notte, a 82 anni. Un’icona, come si dice adesso.

Libero, terzino, stopper. Il difensore, Burgnich. Legato all’Inter di Herrera, con cui ha vinto tutto: quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Dodici anni in tutto. A Napoli fu giocatore fondamentale nella squadra di Vinicio che sfiorò lo scudetto. A Napoli vinse una Coppa Italia e una Coppa di lega italo-inglese nel 1975-76. Conquistò anche uno scudetto con la Juve nel 1960-61, prima di andare a Milano.

Ma per tutti Burgnich è quello ritratto nella foto del volo inarrivabile di Pelé, il gol del Brasile nella finale del Mondiale del 1970.
“È fatto di carne ed ossa come tutti gli altri, mi dicevo prima di quella partita. Sbagliavo”, disse.
E poi in un altro flash, Italia-Germania 4-3, il suo gol del momentaneo 2-2.

Friulano di Ruda, classe 1939, Burgnich alla fine degli anni 70 intraprende la carriera da allenatore, restando nel calcio di provincia, fra Catanzaro, Bologna, Como, Cremonese e Pescara, ultima sua esperienza a inizio 2001. Poi tornò a casa, all’Inter, come osservatore.

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