Petry è stato cacciato per un’intervista contro migranti e famiglie arcobaleno. Un caso diplomatico: l’Ungheria ha richiamato l’ambasciatore
Due anni fa, l’Hertha Berlino ha messo online un video di quasi tre minuti con il titolo: “A Berlino puoi essere tutto tranne che razzista!”. Con i giocatori che raccontavano le loro esperienza di vittime quotidiane.
Un anno fa i giocatori dell’Hertha scesero in campo con la faccia dipinta di nero e di bianco, in solidarietà del loro compagno Torunarigha, attaccato dai tifosi dello Schalke con i soliti versi della scimmia. L’autoproclamato “Big City Club” è sempre stato un autentico rappresentante della colorata e diversificata capitale federale di Berlino.
E quindi ha tenuto il punto quando ha letto un’intervista inquietante rilasciata al quotidiano ungherese Magyar Nemzet – (giornale vicino al governo Orbàn) da Zsolt Petry, ungherese che 2015 lavora a intermittenza come allenatore dei portieri all’Hertha. Ha letto e lo ha licenziato. “Le dichiarazioni rilasciate non corrispondono ai valori dell’Hertha BSC”, ha affermato Carsten Schmidt, presidente del club.
Petry nell’intervista si scaglia contro i migranti e le famiglie arcobaleno criticando il portiere della nazionale ungherese Gulacsi per essersi esposto in favore di quest’ultime. Un messaggio politico in linea con la linea del presidente ungherese, che negli ultimi anni ha introdotto alcune leggi omofobe.
Petry ha detto al giornale che non gli piace vedere il “declino che affligge morale che affligge l’Europa”: “Se non ti piace la migrazione perché un sacco di criminali ha invaso l’Europa, allora ti accuseranno immediatamente di essere un razzista”.
Profondamente irritanti anche i passaggi in cui Petry attacca il connazionale Peter Gulacsi, portiere del Lipsia. Petry ha detto di non capire cosa abbia spinto Gulacsi a “difendere gli omosessuali, i travestiti e le persone con altre identità di genere”. Al posto del portiere della nazionale ungherese, prosegue Petry, “come atleta, mi concentrerei sul calcio e non prenderei posizione su questioni pubbliche o socio-politiche”.
Cacciato malamente dall’Hertha Petry si è poi scusato, e ha sottolineato di non essere “né omofobo né xenofobo”.
Il club ha ribadito, in una nota: “L’Hertha BSC ha firmato la carta della diversità e, come associazione, è attivamente impegnata in valori come la diversità e la tolleranza, perché questi valori sono importanti per noi. Valori che non si ritrovano nelle dichiarazioni di Zsolt Petry, che ha reso pubblicamente come nostro dipendente”.
Ma il caso è diventato presto diplomatico. L’Ungheria ha convocato l’ambasciatore tedesco a Budapest per chiedere conto del licenziamento: “Così si calpesta la libertà di espressione” dicono in Ungheria a difesa di Petry. Il ministro degli Esteri di Budapest, Péter Szijjártó, ha prima chiesto alla vicepresidente della Commissione, Vera Jourová, di intervenire in quello che il ministro definisce un caso palesemente ingiusto, poi ha chiesto di prendere dei provvedimenti contro la stessa Jourová e altri funzionari europei perché sono sempre pronti a incriminare l’Ungheria, ma mai a prendere le sue difese.