E’ successo alla fine di City-Borussia. L’assistente-fan è uno degli arbitri rumeni accusati di razzismo in Psg-Basaksehir
La nuova frontiera della sudditanza psicologica, o magari semplicemente della poca professionalità, è il guardalinee che chiede l’autografo a Erling Haaland alla fine della partita di Champions tra City e Borussia Dortmund.
L’assistente dell’arbitro, il rumeno Octavian Sovre, ha rincorso l’attaccante norvegese nel tunnel per garantirsi la firma ricordo. Sovre è uno dei contestati arbitri di Psg-Basaksehir, quelli finiti nel polverone per aver chiamato ‘negru’ un giocatore.
‘Is this the logical end point when you elevate individuals like Haaland, via YouTube compilations and Fifa Ultimate Team special cards? Match officials end up too blinded by star power to see straight?’ / @thomgibbs https://t.co/bXCW4NyH9d
— Telegraph Sport (@TelegraphSport) April 7, 2021
Il curioso episodio ha scatenato un po’ di polemiche, anche nell’immediato post-gara. “Non puoi farlo davanti agli altri giocatori”, ha detto Owen Hargreaves a BT Sport. Pep Guardiola è sembrato meno turbato: “Forse è un fan di Haaland, quindi perché no? Forse era per suo figlio o sua figlia, non lo so”.
Il Telegraph ci ha dedicato un pezzo di commento:
“Nello sport c’è la strana idea che gli arbitri debbano essere neutrali. Ma questa partita era finita. Haaland non sarebbe stato coinvolto in una chiamata al limite di un fuorigioco nello spogliatoio. Purtroppo per Sovre non è la prima volta che infrange la regola più importante degli assistenti arbitrali: non diventare protagonisti della storia”. Il riferimento è appunto a Psg-Basaksehir.
“Forse sa che questo sarà il suo tour d’addio nell’arbitraggio di alto livello del calcio europeo? Se è così, la sua caccia a un souvenir ha un po’ più senso”.
Ma, ragiona il Telegraph, non sarà che “il culto della personalità nel calcio è andato troppo oltre”? Gli ufficiali di gara finiscono per essere troppo accecati dal potere delle star per vedere bene”.
E conclude ironicamente: “Una piccola briciola di conforto se sei ancora arrabbiato: almeno non gli ha chiesto un selfie”.