Nela: «Maradona? Non voleva essere un modello. Quando è morto ho provato un vuoto»

Al CorSport: "Diego è sempre stato sincero. Al mio esordio al San Paolo sessantamila tifosi chiamavano il mio nome, io che ero stato 11 anni in un’altra squadra. Ho ancora i brividi".

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Il Corriere dello Sport intervista Sabino Nela. Storico ex della Roma che ha giocato anche nel Napoli, per due stagioni. Confessa di provare ancora dolore al pensiero del suo addio ai colori giallorossi.

«Il giorno del mio addio alla Roma è stata una mazzata, se ci penso mi fa ancora male. Molto più di Roma-Liverpool. Pensavo di chiudere la carriera in giallorosso, ma già dall’anno prima qualcosa era cambiato».

Nela, oggi sessant’anni, combatte da tempo contro un tumore al colon, si dice preoccupato dall’abbandono dei malati oncologici a causa del Covid.

«Premetto che non sono negazionista, ma i morti per cause oncologiche sono stati il 30% in più rispetto all’anno prima. Per il Covid sono state lasciate indietro cure di chemioterapia, così vuol dire ucciderli due volte».

Ricorda il passaggio al Napoli. Era l’era post Maradona. Racconta l’atmosfera che tirava.

«All’inizio terribile. Io sono arrivato a novembre e ci fu un attacco da parte di 30 ultras incappucciati a Soccavo. Ranieri andò via e arrivò Bianchi che già mi aveva allenato a Roma. Nel mio esordio al San Paolo contro la Fiorentina però sessantamila tifosi chiamavano il mio nome, io che ero stato 11 anni in un’altra squadra. Ho ancora i brividi. Un’esperienza pazzesca, anche se breve. Ci siamo salvati anche perché in quella squadra c’era gente come Zola, Careca e Ferrara. Poi è arrivato Lippi con cui litigai. E finì tutto».

Parla anche di Maradona:

«Ho conosciuto Maradona da avversario e anche a Napoli l’ho incontrato quattro volte. Tecnicamente nemmeno dobbiamo discuterne, ma ciò che mi ha sorpreso è stato l’uomo. Una persona generosa, intelligente, umile. Lui è sempre stato sincero, non voleva essere un modello. Quando è morto ho provato un vuoto».

È vero che non ha avuto amici tra i calciatori? Gli viene chiesto. Risponde:

«Amico è una parola importante e la tengo per poche persone. In città grandi come Roma o Napoli è più difficile portare avanti i rapporti rispetto alle piccole realtà».

 

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