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Il Metodo Catalanotti, l’ultimo episodio de Il Commissario Montalbano fiction

I fan restano con un finale non montalbaniano e con un personaggio appeso tra improbabili nuovi episodi: ma anche questo era in fondo Camilleri

Il Metodo Catalanotti, l’ultimo episodio de Il Commissario Montalbano fiction

Oltre 9 milioni di spettatori con uno share pari al 38 per cento. Questo il risultato monstre della messa in onda lunedì scorso de “Il metodo Catalanotti” – il secondo con la doppia regia Sironi-Zingaretti -, tratto dal titolo omonimo del 2018 dello scrittore Andrea Camilleri, per ora l’ultimo episodio de Il commissario Montalbano fiction, in attesa che “Il cuoco dell’Alcyon (2019)” possa essere messo in produzione, anche se segnali in questo senso per ora non ne vengono.

L’ultimo romanzo “Riccardino (2020)” appare invero di difficile realizzazione per l’evanescenza della sua trama. Appena inizia la messa in onda si ha l’impressione che il Commissario Montalbano (Luca Zingaretti) appaia imbolsito dagli anni e questo forse è un effetto dell’attesa che i telespettatori hanno dovuto subire per rivedere un episodio inedito: ma c’è anche da dire che il tempo passa per tutti.

Mimì Augello (Cesare Bocci) in una delle sue peripezie notturne con la casalinga Genoeffa Recchia nel tentativo di scappare da un marito cornuto scopre in un altro appartamento un cadavere. Corre nottetempo dalla sua coscienza critica Montalbano a Marinella ma l’indomani si scopre un ‘catafero’ che non è in Via Biancamano (la strada dell’Einaudi di Torino; ndr) ma in altra ‘strata a Vigate’.

Il morto pugnalato è Carmelo Catalanotti (Carlo Cartier) un possidente ‘medio usuraio’ e regista teatrale della Trinacriart una compagnia amatoriale, che sembra abbia un suo metodo per testare gli attori delle sue produzioni che vanno da Shakespeare a “Giorni felici” di Beckett. Ma nella vita del commissario sta per entrare Antonia Nicoletti la nuova responsabile della Scientifica una fimmina giovane che è un billa trintina interpretata da quella pietra intagliata di femminilità che è Greta Scarano. Qui Montalbano non sembra più Montalbano e mentre questa passione lo fa inconoscibile ai suoi uomini – e tacita la sua compagna Livia – saltano tutti i suoi connotati che lo avevano fatto personaggio tra i suoi molteplici e variegati fan, ma almeno la freschezza della Scarano dà nuovo ritmo alla narrazione.

Chi in questi giorni dà una scorsa ai social scopre intere chat di accese discussioni su chi si schiera a favore di Livia o di Salvo che viene ora accomunato a quel fimminaro di Mimì Augello. Potere dei caratteri nell’Italia tradizionalista con i suoi numi tutelari.

La narrazione televisiva va avanti con le indagini e con le passioni di Andrea Camilleri: la realtà che non è mai quella che vediamo (Pirandello) e con il teatro della vita che a volte è superiore alla verosimiglianza autentica del teatro fatto sul palcoscenico.

I fan restano con un finale non montalbaniano e con un personaggio appeso tra improbabili nuovi episodi: ma anche questo era in fondo Camilleri, forse più avanti dei suoi personaggi ed anche dei suoi lettori e telespettatori.

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