POSTA NAPOLISTA – Spalletti, Pioli, ora Prandelli, hanno lavorato con l’ombra di altri sulla panchina. Con Gattuso sembra quasi lesa maestà
Immagino che sarà capitato a molti di voi.
Magari durante le feste di Natale o forse quelle estive, capita che torni in città o al paesello quel vecchio compagno del Liceo che rivedi dopo vent’anni e ti guarda con quell’aria del tipo “ ma che mi vuoi raccontare tu che non sappia già, io che ho studiato a Milano”.
Ecco, confesso che personalmente Gattuso dal primo giorno che ha allenato il Napoli mi ha sempre dato questa impressione: quella di chi si aspettava forse che i tifosi e l’ambiente tutto fossero pronti ad ascoltare sulla fiducia il verbo di chi ha fatto fortuna calcistica al Nord vincendo le Champions, il Mondiale, gli scudetti.
In quel grande romanzo popolare che resta (anche in tempi di business esasperati come quelli attuali) pur sempre il gioco del calcio, spesso diviene fondamentale la narrazione: ebbene, allo stato delle cose il racconto del Gattuso napoletano manca sia della sostanza (risultati), sia della confezione (l’aver sposato una causa).
Gli ultimi tre allenatori del Napoli avevano, ognuno a modo proprio, raccontato una storia. Da Sarri che veniva dalla gavetta vera e non perdeva occasione per raccontare (magari anche con un pizzico di sana ruffianeria) di quanto fosse orgoglioso di allenare il Napoli, sino ai pluridecorati Benitez ed Ancelotti che hanno sempre speso belle parole per Napoli ed il Napoli nella loro avventura sulla panchina azzurra.
Oggi ci ritroviamo invece il Campione del Mondo che ci tiene a sottolineare che lui ha degli amici importanti nella stampa che conta (ovviamente non napoletana): abbiamo Ringhio Starr (Adl dixit) che a volte appare sinceramente infastidito dall’enorme attenzione mediatica che circonda l’ambiente partenopeo. Quasi come a pensare: “ma chi si credono di essere questi?”
Provate a pensarci un attimo: avete mai letto nelle parole di Gattuso la gioia di allenare il Napoli? Vi è parso di ascoltare dalla voce di Ringhio appartenenza “ viscerale” alla causa azzurra?
Personalmente ricordo invece come molti altri perfettamente la violenta “sparata” contro la società nel post Napoli-Fiorentina: quel cattivone di De Laurentiis avrebbe addirittura (!!!) osato parlare con qualche altro allenatore dopo la sconfitta di Verona. Sacrilegio.
Ed allora la mente non può che andare allo Spalletti di due stagioni fa, che pur sapendo da gennaio di Conte nuovo allenatore dell’Inter continuò sino al termine della stagione a dichiarare ai quattro venti il suo orgoglio di essere allenatore della beneamata nerazzurra.
La mente non può che andare a Pioli della passata stagione, che con il fantasma di Rangnik alle spalle per mesi ha continuato a ringraziare i dirigenti del Milan per l’opportunità concessagli
La mente non può che andare al Prandelli di questa stagione, che alle continue domande sul possibile nuovo allenatore viola per la prossima stagione, continua a professore il suo interesse esclusivo per il bene della Fiorentina.
Gattuso, dall’alto del suo status di “terrone” che ce l’ha fatta al Nord, invece fa l’offeso. Mi metti in discussione? A me campione del mondo? Lesa maestà!
Ed a scanso di equivoci, chi scrive non ritiene Gattuso il responsabile unico della complicata stagione del Napoli: 14 mesi tra sesto e settimo posto non possono essere causali, e non possono essere certamente colpa solo dell’attuale allenatore. Il Napoli era al settimo posto al momento dell’esonero di Ancelotti, chiude lo scorso campionato al settimo posto ed a oggi galleggia sempre in quella posizione: potremmo definirlo un percorso netto! Coerente!
Ma è altrettanto vero però che una squadra che ha il quarto monte ingaggi della serie A ed addirittura il terzo valore complessivo della rosa (fonte Tranfermarket) fa venire il sospetto che mai come stavolta la ricerca dei “ colpevoli” della attuale situazione sia da fare lontano dalla sede della FilmAuro: quella del Napoli è evidentemente una rosa sopravvalutata, o forse semplicemente competitiva dal punto di vista tecnico ed economico ma modesta (molto modesta) dal punto di vista mentale.
Viene allora però un po’ da sorridere nel ripensare alla conferenza stampa d’esordio del Ringhio nazionale da nuovo allenatore del Napoli, quando parlò addirittura di imbarazzo nel vedere una rosa del genere settima in classifica: quell’imbarazzo deve essersi tramutato ormai in (in)sana abitudine.
Forse Gattuso è ancora in tempo per raccontare una storia: una bella storia da ricordare anche qua da noi. Verrebbe da dire: provaci Rino, il Napoli non sarà il tuo luccicante Milan stellare, ma qualcosa di buono si può fare anche qua! La Champions non chiediamo di vincerla, ma almeno partecipare non guasterebbe.
Sperando invece che non vada a finire proprio come con quel vecchio amico del liceo di cui raccontavo all’inizio: quello che prima ti fa vedere le foto sul cellulare delle fotomodelle con cui è stato a Milano, e che poi ritrovi il sabato sera al Bar del Paese a giocare a flipper da solo.