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Caro Napolista, con Virtual Coach siamo finalmente arrivati all’allenatore unico

POSTA NAPOLISTA – Sconfitto nel mondo del lavoro, il comunismo ha trovato la sua espressione su un campo di calcio. Con un business agevolato dalla Lega Serie A

Caro Napolista, con Virtual Coach siamo finalmente arrivati all’allenatore unico

Caro Napolista, sono rimasta colpita dall’articolo di France Football che hai riportato ieri. Quale? Ma quello sul virtual coach, il nuovo supporto in tempo reale fornito a tutte le squadre di Serie A. Di cui Bacconi ha narrato le meraviglie al settimanale francese.

Mi ha altresì folgorata che si tratti di un accordo stipulato direttamente dalla Lega Serie A con l’azienda milanese che ha sviluppato il programma in grado di convertire i dati accumulati in proposte pratiche da fornire al cliente. Nulla di strano dal punto di vista ingegneristico. È sorprendente che sia una decisione calata dall’alto. Non parlo di opportunità economico-finanziaria, è poco interessante qui approfondire quali rapporti personali ci siano alla base di quest’acquisto (perché si tratta di un’agevolazione non da poco al business, è evidente).

È singolare che non siano stati i singoli club a spingere per l’acquisto dell’allenatore virtuale. Lo ha fatto la Lega Serie A, come se fosse un regalo aziendale natalizio. Un tempo erano i Rolex d’oro, ma quella era un’altra azienda e altri utilizzatori finali.

Tre pagine su France Football sintetizzate da voi per noi fruitori del Napolista. Da ieri, mi frulla una domanda nella testa: siamo quindi giunti all’allenatore unico? Ce l’abbiamo fatta a rendere uniforme il pensiero calcistico? È finalmente passato il concetto di neurone unico del pallone? Il comunismo ha così finalmente trovato la sua più compiuta espressione su un campo di calcio, tra difese alte e pressing. Ci si deve pur accontentare. Da “lavoratori di tutto il mondo, unitevi!” ad “allenatori di tutta Italia, unitevi!”. Basta saper accontentarsi.

Visto che il software è lo stesso, vuol dire che nel corso della medesima partita sarà sempre lo stesso cervellone a suggerire cosa fare sia all’Inter sia al Milan. Che finiranno per giocare in base agli stessi principi. È già evidente da quel che siamo costretti a sciropparci ogni santa volta, in campo o in tv. Giocano tutti allo stesso modo e parlano tutti allo stesso modo. Che sia Sky, Dazn, Tim Vision o Telearrocco.

Ci siamo finalmente arrivati. Un tempo, Francesco De Gregori cantava: “Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera”. Che anticipò di molti anni il pensiero medio populista-grillesco. Ora siamo al “Tutti sono uguali, tutti giocano alla stessa maniera”. Con un occhio al tablet e l’altra al telefonino per vedere come si sta primi di finire in favore di telecamera e sparare le proprie banalità. O cazzate, fate voi.

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