ilNapolista

Ponte Morandi, la Procura accusa Autostrade, Spea e ispettori del Ministero di omissione di atti di ufficio

L’ipotesi di reato scaturisce dall’ultima perizia, secondo cui con la dovuta manutenzione il ponte non sarebbe crollato. La chiamata in causa del Mit potrebbe avere effetti importanti sui risarcimenti

Ponte Morandi, la Procura accusa Autostrade, Spea e ispettori del Ministero di omissione di atti di ufficio

L’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi procede spedita. Oggi la notizia è quella di una nuova accusa a carico dei manager di Autostrade per l’Italia e delle società da essa controllate, ma anche del Ministero, quella di omissione d’atti d’ufficio.

L’ipotesi di reato scaturisce dalla perizia degli esperti del gip sul crollo. Perizia che ha sottolineato che il crollo non sarebbe avvenuto con un’adeguata manutenzione. Così, spiega Il Secolo XIX, la Procura di Genova ha deciso di contestare a tutti e 71 gli indagati anche l’accusa di omissione di atti d’ufficio.

“Questo anche alla luce della recente sentenza della Corte di cassazione che ha stabilito come chi operi per conto di una società titolare di concessione statale sia equiparato a un pubblico ufficiale”.

L’accusa non coinvolge solo Aspi e Spea, società incaricata all’epoca della manutenzione, ma anche gli ispettori ministeriali che dovevano vigilare sulle condizioni del viadotto e sul progetto di retrofitting. Dunque anche esponenti del Mit e il provveditore alle opere pubbliche della Liguria, Roberto Ferrazza.

La chiamata in causa anche del Mit, oltre che della concessionaria, potrebbe avere effetti importanti sulla partita dei risarcimenti, sottolinea Il Fatto Quotidiano. Al momento sono solo due i soggetti indagati per responsabilità amministrativa: Aspi e la controllata Spea Engineering.

ilnapolista © riproduzione riservata