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Il Napoli di Gattuso è tornato verticale: meno possesso palla e meno costruzione dal basso

Sono stati 21 i rilanci di Ospina, Insigne ha toccato quasi la metà dei palloni rispetto a Spezia e Udinese, Lozano è stato cercato decisamente di più

Il Napoli di Gattuso è tornato verticale: meno possesso palla e meno costruzione dal basso

La partita perfetta, per il Napoli

Come in tutte le partite di calcio di alto livello che finiscono con punteggi tennistici, anche Napoli-Fiorentina 6-0 va letta in maniera completa, totale. I meriti della squadra di Gattuso, infatti, finiscono dove iniziano i demeriti degli avversari. Più che di meriti  demeriti, però, è più corretto parlare di contesto tattico, in questo caso. Il Napoli, effettivamente, ha offerto una buonissima prestazione, ma l’ha fatto in un contesto perfetto perché i propri giocatori potessero esaltarsi. In pratica, si sono manifestate le due condizioni che rendono forte, anzi molto forte, una squadra dalla composizione incoerente come quella di Gattuso: gli azzurri erano ispirati e hanno espresso la condizione – fisica e mentale – migliore per giocare ad alta intensità tattica; di contro, la Fiorentina è scesa in campo con un atteggiamento che ha finito per agevolare gli avversari.

Andiamo per punti e iniziamo a parlare del Napoli. Come detto, la squadra di Gattuso ha giocato molto bene. Anche perché tutte le scelte dell’allenatore calabrese sono state coerenti con la strategia attuata per affrontare la Fiorentina. È questa la notizia più importante e incoraggiante, anche perché abbiamo visto delle cose diverse rispetto al passato – recente e meno recente – nonostante non ci siano stati stravolgimenti nella formazione iniziale. Il Napoli, infatti, si è presentato con l’ormai consolidato 4-2-3-1 in fase offensiva, e con i soliti uomini: Ospina in porta; Hysaj e Mário Rui laterali difensivi; Demme-Bakayoko davanti alla difesa; Lozano e Insigne esterni offensivi; Zielinski sottopunta, Petagna punta. I soli cambiamenti rispetto all’undici titolare (Hysaj e Demme per Di Lorenzo e Fabián) erano entrambi forzati.

Il 4-2-3-1 della squadra di Gattuso, in realtà, è sempre più asimmetrico. Lozano, a destra, opera infatti come attaccante esterno, che si lancia negli spazi e ama essere servito sulla corsa, in profondità.

Se spaziature e formazione risultano praticamente inalterate, non si può dire la stessa cosa per i meccanismi usati dalla squadra di Gattuso. Diversamente rispetto al solito, infatti, il Napoli non ha forzato né il possesso palla puro (il dato a fine partita vede la Fiorentina al 51%) né tantomeno la costruzione nel primo terzo di campo.

Come si vede chiaramente dal campetto in basso, il Napoli ha utilizzato frequentemente lo strumento del lancio in avanti. In totale, il sito specializzato Whoscored ha conteggiato 58 passaggi lunghi per gli azzurri e 39 per la Fiorentina. Se scendiamo ancora di più nel dettaglio, notiamo come il giocatore che ne ha effettuati di più sia stato David Ospina (21). Si tratta di un dato molto, molto significativo. Rispetto alla ricerca della costruzione pulita dal basso, infatti, il Napoli ha cercato molto spesso di risalire il campo velocemente, appoggiandosi soprattutto su Petagna.

Tutti i lanci lunghi del Napoli. Si noti la grande concentrazione nell’area di rigore, dovuta ai ripetuti tentativi di Ospina.

Prima, abbiamo detto che le scelte di Gattuso sono state coerenti con il piano partita preparato per affrontare la Fiorentina. E abbiamo detto pure che l’atteggiamento della squadra di Prandelli ha favorito il Napoli. Ora, spieghiamo cosa vogliamo dire e aggiungiamo nuovi elementi: con Demme al posto di Fabián Ruiz, il Napoli ha ridotto ancor di più il numero di calciatori che amano praticare un possesso ricercato, sofisticato, che sanno trovare il compagno con passaggi ambiziosi tra le linee. Quindi sarebbe stato (ed è stato) giusto manovrare in maniera più verticale, più diretta. Anche perché, poi, la Fiorentina ha fatto in modo che questi meccanismi risultassero ancora più efficaci, per non dire letali, come si vede dalle immagini sotto.

In alto, uno dei tanti momenti di pressing alto portato dalla Fiorentina fin dentro l’area di rigore del Napoli. Ospina, per tutta risposta, tenterà un lancio lungo alla ricerca di Petagna. Nel video sopra, l’azione si sviluppa esattamente nello stesso modo, solo che il passaggio del portiere colombiano trova Zielinski alle spalle del centrocampo avversario. Da lì, nasce il gol di Demme.

La situazione di grande aggressività difensiva che si vede nel frame in alto è stata bypassata grazie ai lanci di Ospina. Nel video, appena sopra, si vede come questa soluzione abbia portato alla realizzazione di un gol che sembra casuale, ma che in realtà è molto tattico. In molte altre occasioni, infatti, il portiere colombiano ha potuto servire il pallone negli spazi lasciati liberi dai giocatori della Fiorentina.

Sembra incredibile, considerati i trend statistici degli ultimi anni. Eppure è proprio così: la squadra che ha tenuto il baricentro (difensivo) più basso ha vinto per 6-0.

La tendenza al pressing offensivo della squadra di Prandelli – che si evince anche dai dati sul baricentro nella grafica sopra – ha permesso al Napoli di attuare un altro meccanismo che, in altre gare, è stato ricercato di meno. Parliamo del passaggio che lancia e/o trova Hirving Lozano in isolamento sulla corsia destra. Il messicano è stato decisivo in occasione del primo gol di Insigne, ma quella situazione di uno contro uno con Igor si è ripetuta spesso nel corso della partita.

Servire Lozano da solo sulla fascia, quando è uno contro uno col terzino, è sempre una buona idea.

Anche questa è una notizia molto significativa. La Fiorentina è stata e resterà una delle poche squadre che hanno affrontato il Napoli con questo atteggiamento aggressivo, ma è evidente come la squadra di Gattuso abbia saputo andare oltre il primato del possesso palla. Finalmente, viene da dire. Questo non vuol dire che non ci siano state – o non ci debbano essere – azioni costruite partendo dal portiere o dai difensori centrali, manovre che permettono di risalire il campo in maniera armonica, portando molti uomini in avanti. Il punto è che questa non può essere l’unica strategia offensiva. Soprattutto quando ci sono giocatori – Lozano in primis – che amano giocare in spazi ampi, aperti.

Contro la Fiorentina, almeno in parte, abbiamo (ri)visto il Napoli che avevamo imparato a conoscere con Osimhen in campo. È come se Gattuso, avendo annusato il – sempre più imminente? – rientro del nigeriano, abbia ricominciato a lavorare su quel progetto tattico. Un progetto che, come abbiamo visto contro la Fiorentina, può essere funzionale anche per Insigne: il capitano del Napoli è stato bravissimo a farsi trovare nel posto giusto in occasione del primo gol, ma soprattutto è stato decisivo come creatore di gioco anche in situazioni più dinamiche, più immediate.

Un’azione personale splendida, da vedere e rivedere.

Insigne ieri ha giocato 49 palloni, molto meno rispetto alle gare contro Udinese (82) e Spezia (87). È stato comunque determinante, e il punto è proprio questo: Lorenzo può (anzi, deve) essere una delle risorse a disposizione del Napoli, non l’unico catalizzatore del gioco offensivo. Certo, va detto che l’andamento tattico della partita e gli spazi concessi dalla Fiorentina distorcono un po’ le percezioni, perché l’atteggiamento della squadra viola ha permesso alla squadra di Gattuso di attaccare facilmente, di distendersi bene, così Insigne è risultato decisivo come uomo gol, e come (ispiratissimo) assist-man, anche in un contesto diverso rispetto al suo amato gioco di possesso.

In altre partite non andrà allo stesso modo, ma questo non vuol dire che il Napoli debba necessariamente passare solo da Insigne, dal gioco che piace a lui, per poter essere pericoloso. Ne ha sofferto e ne soffrirebbe lo stesso Insigne, anche perché diversi giocatori azzurri non sono in grado di esprimersi al meglio in un sistema del genere. E quindi possono comporre il supporting cast adatto per questo copione tattico. E allora Insigne deve saper accettare partite, o segmenti di partite, in cui il Napoli gioca in altri modi, per esaltare altri calciatori con altre caratteristiche.

Come il Napoli ha risolto i (soliti) problemi mentali

Come ha scritto anche Massimiliano Gallo nella sua analisi a caldo nel post-partita, non è che la Fiorentina abbia demeritato così tanto quanto dice il risultato finale. Anzi, in alcuni tratti della partita la squadra di Prandelli è riuscita a schiacciare il Napoli nella sua metà campo. A far fruttare il suo approccio ambizioso al gioco. In quei momenti, per la squadra di Gattuso, si sono manifestati i (soliti) problemi di tenuta mentale rispetto all’andamento della gara.

Siamo alla metà esatta del primo tempo, il Napoli è in vantaggio già da molti minuti e la Fiorentina sta profondendo il massimo sforzo per provare a pareggiare. Dopo un traversone della destra, un tiro deviato di Biraghi finisce sulla traversa: da qui, il Napoli smette di giocare e concede altre due occasioni nitide alla Fiorentina – il tiro dall’interno dell’area di Ribery e un’altra conclusione pericolosa di Biraghi, in diagonale. Saranno le uniche costruite dalla squadra viola nel corso della gara.

Gli unici minuti di Napoli-Fiorentina in cui la squadra di Gattuso ha mollato, e quindi ha rischiato.

In realtà, pochi secondi dopo il tiro di Biraghi, gli azzurri trovano il raddoppio. Ma quei dieci minuti scarsi di blackout sarebbero potuto costare moltissimo al Napoli, e questo è un aspetto – tattico, più che emotivo – su cui Gattuso insiste da tempo. Il tecnico del Napoli, in tantissime interviste, ha spesso sottolineato come la sua squadra tenda a smarrirsi quando vive un momento di difficoltà nel corso della gara. Ed è andata di nuovo così, perché – come detto sopra – la squadra azzurra aveva gli strumenti per disinnescare l’aggressività degli avversari di giornata, oltreché le qualità per utilizzarli. E infatti il gol che ha (ri)messo in discesa la partita, quello di Demme, è nato da un meccanismo tattico sfruttato in diversi momenti della partita per allentare la pressione avversaria.

È un’altra dimostrazione di come la squadra azzurra non possa mai abbassare l’intensità del proprio gioco. Non riesce a controllare sé stessa, e per estensione la partita, se non attraverso l’applicazione continua di certi meccanismi tattici. Ed è proprio per questo che Gattuso ha bisogno di variare, sempre, l’approccio del Napoli; di farlo in base agli avversari e alle condizioni dei giocatori che ha a disposizione. Ogni partita è una storia a sé e deve essere preparata in maniera diversa rispetto alle precedenti.

Da tempo lo sosteniamo, in questo spazio: Gattuso non ha una rosa costruita in maniera coerente, quindi non ha la possibilità di affrontare tutte le partite allo stesso modo. Contro la Fiorentina, la squadra azzurra ha giocato su tracce più dirette, più verticali. Ed è riuscita a segnare quattro gol solo nel primo tempo insistendo sul suo piano-partita. Difficile pensare che avrebbe potuto fare lo stesso praticando un calcio di pazienza e possesso – una soluzione che invece potrebbe essere più funzionale in altre occasioni.

Conclusioni

Già nella gara di Supercoppa contro la Juve – un’altra squadra che, da quando è arrivato Pirlo, tende a portare molti uomini in avanti, a tenere il pallone e quindi concede inevitabilmente tanti spazi in transizione – vedremo se il Napoli ha effettivamente ripreso il discorso sul gioco verticale interrotto per l’assenza di Osimhen. Ovviamente i bianconeri hanno maggior qualità rispetto alla Fiorentina, quindi la squadra di Gattuso dovrà difendersi con attenzione e intensità totali. Soprattutto, dovrà accettare la (possibile, anzi inevitabile) sofferenza che si manifesterà in alcuni momenti della partita.

Sono questi i due passaggi fondamentali per capire quali potranno essere le ambizioni del Napoli in questa stagione. La squadra azzurra, ormai da anni, dimostra di poter essere (molto) competitiva quando gioca un calcio di grande intensità tattica, come se la concentrazione dei singoli dipenda in maniera proporzionale dalle richieste dell’allenatore. Finora, Gattuso ha dovuto far fronte ad assenze importanti e alla (conseguente) stagnazione del progetto tattico; forse avrebbe potuto mostrare maggior coraggio in alcuni frangenti, ma ora ha un’occasione importante: può dare al Napoli l’assetto mutevole di cui ha bisogno per sfruttare la qualità della sua rosa. Senza preclusioni ideologiche. Senza compromessi politici. La gara contro la Fiorentina, in questo senso, ha offerto dei segnali davvero incoraggianti, dopo alcune gare in cui il Napoli ha offerto davvero poco, dal punto di vista tattico.

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