Il centrale oggi al Benfica ricorda lo scontro del 2019 e ammonisce: “continuare a giocare è stato un errore che poteva costarmi caro, sono guarito solo grazie allo stop dei campionati”
Semifinale di andata di Champions, 2019. Ajax-Tottenham. Jan Vertonghen, nazionale belga, colonna difensiva degli inglesi (ora al Benfica) si scontra di testa col suo compagno di squadra Toby Alderweireld. Sanguina. E’ stordito. Gli fasciano la testa, continua a giocare. Poi chiede la sostituzione, appena esce dal campo crolla tra le braccia di Pochettino. Ha continuato a giocare nelle successive settimane. Risultato? Per nove mesi ha sofferto di mal di testa, vertigini, nausee. Ma soprattutto in campo spesso non riusciva a capire come giocare, era disorientato.
Il nazionale belga racconta la sua esperienza all’emittente Sporza: “Non avrei dovuto continuare a giocare, mi ha ostacolato per nove mesi”.
Gli effetti del trauma cranico si fanno sentire nel lunghissimo periodo:
“Non riuscivo a fare quello che volevo sul campo, semplicemente non sapevo cosa fare”
Gli era rimasto solo un anno di contratto, quindi ha continuato a giocare, “ma quando giocavo, giocavo male”.
Oggi dice di aver recuperato solo grazie allo stop dei campionati per la pandemia. Ma a quel punto Vertonghen aveva già perso il suo posto in squadra. E il suo contratto non è stato rinnovato. Ora gioca al Benfica.
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