In testa c’è il Milan, seguito da Inter, Atalanta e Juve. Ogni soluzione tattica si è rivelata inadeguata già nel medio termine, non basta la miglior difesa
Il Napoli del 2020 non è da Champions, così come la Juventus non è da scudetto. Lo è il Milan, che è in cima alla classifica dei punti conquistati nell’anno solare e sta legittimando il primato di questa prima parte di stagione. Gli azzurri, nelle 35 gare disputate nei dodici mesi, hanno ottenuto 63 punti, che varrebbero il quinto posto. Dietro i rossoneri in testa a quota 79, seguirebbero l’Inter a 73, l’Atalanta a 69 (ma con 34 gare) e poi la Juve. Alle spalle della squadra di Gattuso, ci sarebbe con lo stesso punteggio la Lazio, che però ha una partita in più, poi la Roma con un punto in meno. Nel 2020 il Napoli di Gattuso è quindi un punto sopra il settimo posto dei giallorossi.
I primi sei mesi del Napoli sono stati pieni di luci e ombre. Le difficoltà tattiche hanno provocato una serie di sconfitte cocenti, poi la trincea adottata con la Juventus è stata riproposta e ha ridato stabilità e un po’ di continuità alla squadra. Quanto basta per non fare peggio di Ancelotti in campionato e, soprattutto, conquistare una Coppa Italia che ha reso memorabile una stagione che sarebbe stata ricordata soltanto per il tracollo e il cambio di allenatore.
L’estate ha consegnato l’involuzione sul piano del gioco, che ha convinto di due aspetti il club: la necessità di dotare il reparto offensivo di un riferimento centrale e l’opportunità, di conseguenza, di passare ad un altro assetto, che valorizzasse la qualità presente in rosa. Entrambi i propositi sono stati realizzati, ma non hanno ancora consegnato risultati inconfutabilmente positivi. La squadra di Gattuso non ha lo spessore per essere costante nelle prestazioni. La sconfitta immeritata con l’Inter ha creato sconforto nel gruppo, le assenze pesanti di Mertens, Koulibaly e Osimhen hanno fatto il resto, consegnando due prove decisamente modeste con Lazio e Torino. Con il rischio, in quest’ultimo caso, di perdere in casa contro l’ultima del campionato e senza segnare una rete alla peggiore difesa della Serie A.
La presunta profondità della rosa è rimasta un concetto astratto, perché il Napoli continua a dipendere dalle giocate degli stessi calciatori, mentre cerca una quadratura dal punto di vista tattico che possa fornire determinate sicurezze. Qualcosa s’è visto, nell’anno in cui Gattuso ha lavorato con la squadra, ma ogni soluzione si è rivelata poi inadeguata già nel medio termine. È stato così con il 4-3-3 che vedeva Demme uomo d’ordine e collante tra i reparti in fase di non possesso. È stato così con il 4-2-3-1 con Fabian Ruiz e Bakayoko al centro e Mertens trequartista. Le ultime varianti, obbligate dalle indisponibilità, hanno visto l’avanzamento di Zielinski sulla trequarti e il belga tornato a fare il centravanti.
La compattezza, da quando l’ha acquisita, è rimasta. Il Napoli chiude la prima parte di stagione come miglior difesa del campionato che in Italia generalmente assicura la vittoria dello scudetto o quasi. L’eccezione al momento è rappresentata proprio dalla formazione di Gattuso che in proiezione ad oggi è dietro la Roma di Fonseca e il Sassuolo di De Zerbi. La continuità di Milan e Inter sembra già appartenere ad un’altra categoria. E a distanza di 12 mesi non c’è ancora una giustificazione che regga.