Solo con Mazzarri il black-out fu più lungo: 325 minuti. Il Napoli è sparito dall’area di rigore, ed è diventato terribilmente triste
310 minuti senza segnare. Un’eternità, se pensiamo al Napoli che ha fatto della continuità offensiva la sua caratteristica più riconoscibile. Eppure questo dato non è nuovo nel Napoli di Gattuso. Un identico black-out si verificò nel campionato passato, tra il 39’ della 18ma giornata (Napoli-Inter 1-3, gol di Milik) e il 63’ della 21ma (Napoli-Juventus 2-1, gol di Zieliński). In tutto furono 311 minuti, recuperi compresi. In mezzo vi furono le due sconfitte con la Lazio (1-0) e la Fiorentina (0-2). Tre punti in quattro partite raccolti nel momento iniziale della gestione Gattuso. Ma allora si disse che “ringhio” non aveva alcuna responsabilità. Il suo gioco non c’entrava nulla, il suo imprinting non aveva ancora avuto effetto e il suo veleno non era stato ancora inoculato ai calciatori, che dovevano ancora recuperare il mordente perso nei lunghi mesi passati in panciolle durante la gestione Ancelotti.
Il copione si è ripetuto ancora, più o meno nello stesso periodo dell’anno, ma con la guida tecnica che, dopo un anno di ripetute frustate e dosi di veleno, avrebbe già dovuto disabituare i calciatori agli ozi vissuti nel periodo di riposo ancelottiano.
Per trovare un black-out più lungo si deve risalire addirittura al Napoli della preistoria delaurentiana, torneo 2009-10, quello di Mazzarri subentrato a Donadoni. Tra la 23ma e la 26ma giornata il Napoli restò all’asciutto per circa 325 minuti, per inciso da Udinese-Napoli 3-1, gol di Maggio al 21’ fino a Napoli-Roma 2-2, gol di Denis al 75’, gare inframmezzate da due pareggi a reti bianche in casa contro l’Inter e poi a Siena.
Il perché gli azzurri (ora immancabilmente “albicelesti”) perdano all’improvviso la via della rete vallo a capire, visto che il Napoli è, insieme all’Atalanta, l’unica squadra di Serie A ad aver vinto per quattro volte segnando almeno 4 gol.
E ai tifosi che soffrono della “sindrome del Palazzo”, e che lamentano l’assenza di rigori a favore del Napoli, è necessario ricordare che l’anno scorso, a questo punto del campionato, agli azzurri erano già stati negati undici penalty più o meno netti. Perché il Napoli per dieci anni ha quasi bivaccato in area avversaria, un territorio che ultimamente sembra interessare poco ai calciatori, che preferiscono passare i 90 minuti a trotterellare con la palla in zone del campo più confortevoli in una sorta di “masturbatio grillorum” di breriana memoria.
E a nulla servono gli urli del nostro onesto e simpatico allenatore (al quale auguro con tutto il cuore una pronta guarigione), urli che dopo 30 secondi di gioco già lacerano l’aria intorno ai calciatori che si sentono dire continuamente che “camminano”. Il metodo dell’urlo sicuramente avrà il suo effetto, se però urli per 95 minuti, per 38 partite all’anno, può darsi che i calciatori si possano assuefare al suono familiare della voce del proprio fustigatore e finiscano per non distinguere più il consiglio importante dall’urlo superfluo.
E poi questo Napoli incomincia a sembrare triste, terribilmente triste. Gli ultimi sorrisi felici e spontanei sono forse stati quelli di Osimhen contro l’Atalanta. Poi via via facce sempre più tirate, preoccupate anche quando si è vinto. Settimana dopo settimana sembra che ogni partita pesi sempre di più. Se osservo il Milan vedo ragazzi sorridenti e felici come quei ragazzini che non smetterebbero mai giocare a pallone, fino a che il pallone non si buca o vola via diventando irrecuperabile.
Il pallone tra i piedi dei giocatori azzurri è invece spesso una palla medicinale, con calciatori che in queste ultime settimane sembrano giocare con 100 kg sulle spalle.
Una sindrome che sembra attanagliare sempre più proprio le squadre dei due amiconi Gattuso e Pirlo, che sono accompagnati da racconti di scherzi leggendari, di gesta goliardiche e da tanti momenti di simpatica allegria, tanto nel Milan quanto nella Nazionale.
Cosa è successo a questi due simpatici guasconi dello spogliatoio? Uno si è incupito e l’altro è sempre più spento.
Forse la malattia di Gattuso ha influito pesantemente sull’atmosfera intorno ai calciatori del Napoli, e questo sarebbe un motivo più che lecito. Speriamo allora che Gattuso guarisca al più presto, prima di tutto per la salute di una persona che nella sua vita ha sempre dimostrato di essere un uomo buono, e poi per far tornare il sorriso sul volto dei ragazzi con la maglia azzurra.
E magari con quello anche la via del gol.