A Repubblica il presidente dell’Iss dichiara che sulla riapertura si valuterà a gennaio. I problemi sono ancora tutti aperti, da mesi. Cosa cambierà in 15 giorni?
Sulla riapertura delle scuole a gennaio vagano ancora grandissimi dubbi e nuvole di incertezza. Lo si capisce ascoltando e leggendo le dichiarazioni degli esperti, dei componenti del Cts e dell’Istituto Superiore di Sanità. Due giorni fa, Giovanni Rezza aveva rimandato la discussione sul punto dichiarando che fosse “ancora troppo presto” per capire se fosse possibile il rientro in aula. Oggi ci pensa anche Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità. In un’intervista a Repubblica, parlando di scuola, dichiara:
«Va premesso che le scuole sono una priorità. Hanno un’attenzione speciale da parte nostra e tutto il Paese è impegnato per tenerle attive e aperte. Sono state messe in campo una serie di misure, ed è in corso un lavoro a livello locale sulla mobilità che mira a evitare o a contenere il rischio di trasmissione nelle occasioni d’incontro prima e dopo le lezioni. La scuola intesa come momento in cui si entra nell’edificio risulta infatti ben organizzata. Le fasi di ingresso e uscita sono altrettanto importanti e bisogna fare in modo che venga rispettato il distanziamento anche in quelle occasioni. Quindi bisogna organizzare afflussi e deflussi da scuola per ridurre l’affollamento dei trasporti nelle ore di punta. È chiaro poi che, se avremo meno casi in generale, le strutture di prevenzione nelle Asl potranno occuparsi meglio di questi aspetti».
Un discorso già sentito e risentito. Da settimane, mesi: il problema è quanto accade fuori, non in aula. E ancora quel “bisogna fare in modo che”, che lascia capire che finora la quadra ancora non è stata trovata. E torna anche quell’insopportabile premessa “le scuole sono una priorità”, come quando prima di dire qualcosa contro gli omosessuali o i neri ci si affanna a dire “ho amici che lo sono“.
A Brusaferro viene fatta un’altra domanda: se i dati a gennaio fossero simili a quelli di oggi, cosa accadrebbe? Risponde:
«È difficile dirlo adesso, va valutata la situazione epidemiologica e anche il frutto dei tavoli di lavoro provinciali dei prefetti. Vedremo la situazione a gennaio».
A gennaio, magari il 7, il giorno dell’apertura prevista delle scuole. Tanto mica bisogna fare un piano prima, avvertire i genitori, le famiglie, i bambini e i ragazzi? No, si vedrà alla fine come moltiplicare i trasporti o trovare le soluzioni. Ma attenzione, eh, nessuno si dimentichi che la priorità è la scuola.