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Mihajlovic: «Sbagliai a dire nero di m… a Vieira. Ma mi aveva detto zingaro di m… per tutta la partita» 

Al CorSera: «La malattia? Ho avuto paura e ho pianto. Ora mi godo ogni momento, prima non lo facevo, davo tutto per scontato. Arkan era veramente un amico» 

Mihajlovic: «Sbagliai a dire nero di m… a Vieira. Ma mi aveva detto zingaro di m… per tutta la partita» 

Sul Corriere della Sera una lunga intervista al tecnico del Bologna, Sinisa Mihajlovic. Parla della sua malattia, racconta di aver avuto paura.

«Ammalarsi non è una colpa. Succede, e basta. Ti cade il mondo addosso. Cerchi di reagire. Ognuno lo fa a suo modo. La verità è che non sono un eroe, e neppure Superman. Sono uno che quando parlava così, si faceva coraggio. Perché aveva paura, e piangeva, e si chiedeva perché, e implorava aiuto a Dio, come tutti. Pensavo solo a darmi forza nell’unico modo che conosco. Combatti, non mollare mai».

Dalla malattia ha tratto insegnamenti, spiega.

«Mi godo ogni momento. Prima non lo facevo, davo tutto per scontato. Conta la salute, contano gli affetti. Nient’altro. La malattia mi ha reso un uomo migliore».

Guarda al passato, a quando negli stadi veniva accolto con il coro «zingaro di m…», parla delle cose che non rifarebbe. Ne indica una, in particolare.

«Ottobre 2000, Lazio-Arsenal di Champions League. Da quando gioco a calcio ho dato e preso sputi e gomitate e insulti. Succede anche con Vieira. Gli dico nero di m… Tre giornate di squalifica. Sbagliai, e tanto. Lui però mi aveva chiamato zingaro di m… per tutta la partita. Per lui l’insulto era zingaro, per me era m… Nei confronti di noi serbi, il razzismo non esiste…».

C’è spazio anche per i suoi incontri con Arkan, racconta di almeno 200 sere l’anno passate con lui nei suoi anni a Belgrado. Parla di lui come di un amico.

«Non condividerò mai quel che ha fatto, e ha fatto cose orrende. Ma non posso rinnegare un rapporto che fa parte della mia vita, di quel che sono stato. Altrimenti sarei un ipocrita».

La prima volta che è tornato in panchina dopo la malattia è stata il 25 agosto 2019, in occasione della prima di campionato a Verona.

«Peso 75 chili, ho solo 300 globuli bianchi in corpo. Imploro i medici di lasciarmi andare. Rischiavo di cadere per terra davanti a tutti e un paio di volte stavo per farlo. Nel sottopassaggio mi sentivo gli sguardi di compassione addosso. Quando mi sono rivisto in televisione, non mi sono riconosciuto. Volevo dare un messaggio. Non ci si deve vergognare della malattia. Bisogna mostrarsi per quel che si è. Volevo dire a tutte le persone nel mio stato, ai malati che ho conosciuto in ospedale di non abbattersi, di provare a vivere una vita normale, fossero anche i nostri ultimi momenti».

 

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