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La vicenda Napoli-Asl-Juve non ha nulla in comune con quella Lazio-tamponi

I due casi sono profondamente diversi. Anche i modi di approcciare la politica: Adl ne è estraneo, non la capisce. Lotito è pura espressione di quella romanità

La vicenda Napoli-Asl-Juve non ha nulla in comune con quella Lazio-tamponi
Lotito e De Laurentiis

Da qualche giorno, a livello giornalistico, sta avanzando una simmetria che a nostro avviso non solo è infondata ma rischia di essere politicamente deleteria per il Napoli. C’è un tentativo di mettere a braccetto la vicenda Napoli-Asl e la mancata partenza per Torino con la questione Lazio-tamponi. Non c’è alcuna affinità tra i due casi. Ma proprio zero. E, lo diremo tra poche righe, in realtà non c’è comunanza nemmeno tra i due presidenti coinvolti: perché se De Laurentiis può essere considerato un maverick, un eretico, un battitore libero che ha sempre avuto scarsissima dimestichezza con la politica e il potere; Claudio Lotito è, invece, un perfetto esponente della politica romana, e per politica romana intendiamo quel mondo di rapporti e di conoscenze la cui coltivazione è alla base di qualsiasi attività, oseremmo definirla una pre-condizione.

Ma veniamo ai casi concreti. Quello del Napoli, come scritto più volte, è un non caso. Il Napoli non è andato a Torino a giocare la partita Juventus-Napoli e ha quindi ha avuto la partita persa per 3-0. Non lo ha fatto perché è stato fermato dalla Regione Campania e dalle Autorità sanitarie locali di Napoli. Quindi non lo ha fatto perché ha rispettato la gerarchia del diritto. C’è una gerarchia della fonti in questo Paese, anche se il mondo del calcio ritiene che il protocollo debba essere considerato un accordo sovranazionale votato in modo palese alle Nazioni Unite. Ma, ci si consenta, il calcio è anche quel settore che pretende aiuti governativi per aiutare società di fatto fallite e continuare a pagare stipendi astronomici ai calciatori. Ergo, il calcio vive in un mondo tutto suo. E proprio perché è immerso in un mondo tutto suo, ha anche una sua legislazione e in questa legislazione può accadere che il Napoli venga punito dal giudice sportivo con un provvedimento che non sta né in cielo né in terra.

E passiamo alla Lazio. Dove la vicenda è decisamente diversa. Dove è accaduto che alcuni calciatori siano risultati due positivi ai tamponi richiesti dalla Uefa e negativi a quelli a uso interno per il campionato italiano. Immobile è risultato positivo al Covid-19 per la Uefa, poi negativo per la Serie A e il martedì successivo nuovamente positivo per la Champions. Qui entriamo in una vicenda quantomeno più sofisticata. Abbiamo scoperto che ci sono tre geni e uno di questi non è contagioso. Lo abbiamo scoperto grazie al laboratorio diagnostico di Avellino presso cui si appoggia la Lazio di Lotito. In questo caso, al di là dell’evidente e ostentato schieramento della Gazzetta di Cairo, c’è quella che potremmo definire una contesa scientifica. La Lazio ha mandato in campo Immobile sapendo che non era contagioso ma sapendo che per la Uefa sarebbe risultato positivo. Come è avvenuto prima e dopo. In questo caso, però, non c’è stato alcun avallo da parte delle Asl. Non c’è stato il rispetto della gerarchia delle fonti. Non stiamo dicendo che la Lazio abbia barato. Stiamo dicendo che è un caso completamente diverso.

Lo ribadiamo perché abbiamo notato, e continuiamo a notare, la volontà di accomunare le vicende e incastonarle giornalisticamente sotto il titolo di “sfida al sistema”. Come detto sopra, al contrario di Lotito che è cresciuto nella politica e che infatti è a un passo dall’entrare in Parlamento, De Laurentiis è completamente refrattario al mondo della politica. Non lo conosce, non lo capisce. Quando ne entra in contatto, come ad esempio col tweet in favore di De Luca alle recenti regionali, lo fa con la grazia dell’elefante, con modi che alla fine possono soltanto nuocergli. Come poi è avvenuto.

Non ce ne voglia il presidente del Napoli, ma De Laurentiis non comprende la politica, è estranea al suo modo di pensare. Nella sua vita ha finanziato pubblicamente Renzi, ma c”è un episodio che lo fotografa meglio di ogni altro. In occasione della prima elezioni di de Magistris a sindaco di Napoli, si distinse per essersi dichiarato in favore di Lettieri (centrodestra) al primo turno e poi dell’ex magistrato al ballottaggio. Vogliamo chiamarlo pagnottista? Facciamolo anche. Di certo non ha dimestichezza con quel mondo, non ne sa utilizzare il linguaggio. Da questo punto di vista, è un autentico Maverick.

Al contrario di Lotito che è espressione purissima della romanità politica, e lo ha dimostrato anche con la sua scalata nei palazzi della politica calcistica (dove De Laurentiis non si è mai nemmeno avvicinato e per questo è criticato da parte della tifoseria). Il nome di Lotito è più volte rimbalzato negli articoli giornalistici che raccontavano gli intrighi e inciuci romani, è comparso persino nella vicenda Palamara. De Laurentiis si annoierebbe, se non ha qualcuno da mandare a fare in culo almeno ogni ora, non si sentirebbe sé stesso. Tant’è vero che il suo avvocato è sempre indaffarato, considerato il cospicuo numero di cause che tiene contemporaneamente in piedi. In politica le liti si risolvono diversamente, non certo in un’aula di tribunale.

Siamo tifosi del Napoli ma credeteci: non c’è nulla in comune tra le due vicende.

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