ilNapolista

La cazzimma: panacea napoletana che tutto risolve, presto ci sarà il presepe della cazzimma

Altrove hanno il carattere, la voglia di riuscire, la cattiveria agonistica, l’applicazione. Qua pare che esista solo la cazzimma. La vogliono da Meret, ma lui è friulano

La cazzimma: panacea napoletana che tutto risolve, presto ci sarà il presepe della cazzimma

È l’ultima settimana di novembre e forse non tutto è perduto in Italia. C’è ancora margine di manovra per salvare il Natale.

È la cosa più naturale da fare. Il vero imperativo categorico. Dopo il bonus vacanze, l’unica è focalizzarsi sulla sacra natività alla guisa di tanti piccoli Charles Dickens tricolori, per sconfiggere il diabolico virus a colpi di roccocò.

Ora, per noi del sud, salvare il Natale presenta un aggravio antropologico non trascurabile. A noi, uomini e donne del mezzogiorno, come è ormai noto, nessuno ha mai regalato niente. A differenza delle case festose festose di Madrid o Reggiolo, veri centri plutocratici in cui si sperperano danari in gioielli e capi firmati, a Napoli il concetto di regalo non esiste. Il napoletano, tutto ciò che ha, ha dovuto guadagnarselo. Se a qualche meridionale è mai capitato di condividere feste con amici o parenti di regioni settentrionali, certamente si sarà accorto che mentre i cugini di Livorno, Como, Varese si scambiano doni, i consanguinei di Benevento, Acerra, Catanzaro rimangono tipicamente seduti a guardare. È una delle tante differenze tra le due italie, che si ripropone anche in altre festività: a Napoli, ad esempio, nessuno riceve doni nel giorno del proprio compleanno, o uova di cioccolato a Pasqua. È questa durezza esistenziale, forse, che ci rende più capaci di difenderci dalle tempeste della vita, ci rende coriacei, genera la famosa cazzimma.

A proposito di cazzimma. Anche qui credo tutti, in Italia, se ne siano finalmente accorti: a Napoli non esistono il carattere, la voglia di riuscire, la cattiveria agonistica, la vis sportiva, l’applicazione. Affatto. A Napoli c’è solo la cazzimma, che tali concetti sussume e supera. La cosa notevole è che ciò vale solo per chi nasce nel perimetro partenopeo perché, non appena si varca il confine cittadino, diciamo già all’altezza di Giugliano, questa categoria dello spirito decade.

Insigne, ad esempio, può avere più o meno cazzimma. Mertens solo parzialmente, in quanto figlio adottivo del Vesuvio. La squadra di Simeone, o il Bayern Monaco, per dire, hanno impegno e voglia di vincere, ma non certo cazzimma. Non si sa perché, ma questa è una verità che va accettata per fede. Erroneamente oggi qualcuno chiede a Meret maggiore cazzimma. Ma come può un ragazzo di Udine, che ha ricevuto tutti i regali necessari ai propri genetliaci, capire cosa sia questa caratteristica dell’animo che solo la durezza di via Scarlatti può darti?

Chissà quando il mondo capirà questo dilemma campano. Speriamo presto. Magari proprio in questi giorni in cui i napoletani, pur non avendone mai assaporato la gioia vera, si attrezzano come tutti gli italiani a salvare la festa di tutte le feste. Con dedizione e, ovviamente, col Pastore della Cazzimma sul presepe.

ilnapolista © riproduzione riservata