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Il nuovo aforisma Juventus: “contagiare non è importante, è l’unica cosa che conta”

Il comunicato con cui il club ribadisce che scenderà in campo, è juventinismo in purezza. È un nuovo, ennesimo, distintivo

Il nuovo aforisma Juventus: “contagiare non è importante, è l’unica cosa che conta”

Alle nove di un sabato sera la Juventus non ha resistito al suo istinto di mostrarsi proprio a forma di Juve. Riconoscibile in quanto tale. Ontologicamente Juve. Ha messo per iscritto sui social e sul suo sito ufficiale che domenica 4 ottobre alle ore 20:45 scenderà in campo contro il Napoli. Pure se il Napoli non c’è, bloccato a casa dalla Sanità pubblica in quanto potenziale focolaio d’una pandemia mortale.

È un salto di specie: siamo già al punto in cui per mandare avanti un campionato basta la Juve. Anzi “la Prima Squadra” della Juve, con la P maiuscola, quella ufficialmente in isolamento fiduciario.
Basta a se stessa, in primis, e basta alla Serie A per montare la trincea della battaglia di competenze alla quale si prepara: vale il regolamento Uefa o l’Asl Napoli 1? Ceferin o Verdoliva? La giustizia sportiva o quella ordinaria? Il diritto alla salute o quello ai tre punti?

Perché quel comunicato, quella dichiarazione d’intenti nel mezzo del caos? Perché sottolineare, ove mai potesse essere frainteso il contrario, che la Juventus se ne fotte del contagio, della salute dei propri tesserati e delle loro famiglie? E’ un danno d’immagine calcolato, evidentemente. Ritenuto irrilevante ai fini della strategia di lungo periodo. Poi, tanto, una figuraccia in più che sarà mai…

Siamo alla millesima – la più vergognosa – coniugazione dell’aforisma del povero Boniperti:

“Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”.

La comunicazione bianconera non è mai improvvisata. Sanno bene a Torino quando parlare e quando star zitti. Quando attaccare come grizzly o fingersi stecchiti come gli opossum. Prendete il caso Suarez. Sembrano passati anni, eh? Appunto.

La Juventus s’è tagliata fuori dal dibattito che s’era innescato con un atto scritto di obbedienza (in)civile. Ha pensato bene di mettere un punto. Anzi tre. Noi giochiamo. Nonostante tutto. Voi no? Peggio per voi. La Lega, qualche ora dopo, ha ribattuto la linea: Juventus-Napoli resta in calendario domenica 4 ottobre alle 20:45. Una mossa reazionaria. Nel fantastico mondo del calcio italiano il rispetto di una norma dello Stato italiano andrebbe punito come l’iscrizione di Diawara in una errata distinta: 0-3 a tavolino.

Più chiari di così, si muore. E non è un tic lessicale: si muore davvero nel mondo reale. Solo che a farlo notare ora passi per l’ipocrita, il melodrammatico. Ancora peggio: cos’è quest’uso accattone della paura altrui, ti rinfacciano.

La Juve e la Serie A stanno tentando piuttosto nervosamente di far passare un altro messaggio: l’alterità totale del pianeta calcio. Che ha regole sue, e non ammette intromissioni. Fa e disfa, non ha pudore e il senso del ridicolo l’ha rottamato parecchi anni fa. Non per altro è capace di imbastire la soluzione circense del jolly Covid, da giocarsi una tantum a chiamata, manco la gestione del Coronavirus sul posto di lavoro (sul campo, in questo caso) funzionasse come una girata della ruota della fortuna. Il calcio s’è rattrappito, si cura (male, malissimo) solo del suo tinello.

E così la Juve cala su Twitter per ribadire che i suoi – per ora – due positivi non romperanno il giocattolo. E che non lo farà lo spauracchio del contagio eventuale. Con i grandi campioni della Juve ridotti al consueto silenzio-assenso.

Davvero Chiellini o Bonucci, arrivati over 30 all’apice, con mogli e figli a casa, non hanno acquisito il diritto di dissentire dal datore di lavoro che li manda in campo col rischio evidente di infettare loro e le famiglie? Se non fiata Ronaldo – Ronaldo! – chi mai potrà? Persino Fantozzi sbottava, ogni tanto. “È una cazzata pazzesca!”, urlava. Questi niente. Aziendalismo patologico.

La Juve ha chiarito da che parte sta, tirando via due righe di altezzosità tossica. Non ce n’era bisogno. Ma è proprio nella gratuità dell’uscita che sta l’ostentazione del potere, il regolamento preventivo dei conti. Il farsi antipatici una volta di più come imperativo categorico. In un deficit di continenza che ormai rasenta la strafottenza.

Dirsi Juve, ancora una volta, sempre di più. Ecco cos’è quel pizzino social. Un distintivo.

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