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Il calcio italiano è la nuova regina Maria Antonietta: vuole dare brioches ai poveri contagiati

Se il calcio non vuole rispettare le leggi italiane, si proclami repubblica indipendente. I calciatori della Juventus dovrebbero ringraziare l’Asl Napoli 1

Il calcio italiano è la nuova regina Maria Antonietta: vuole dare brioches ai poveri contagiati

Prima o poi si doveva arrivare al nodo della questione: e cioè la molto presunta, diciamo anche autoproclamata, extraterritorialità del calcio italiano. Il calcio italiano è un po’ come Maria d’Antonietta d’Asburgo: mentre fuori infuria la rivoluzione, lei chiede che cosa sia tutto quel baccano. “Il popolo ha fame”. “E diamo loro brioches”. Questa è la storia. Quella seria.

Il calcio la sta scimmiottando. In forma di farsa, come da frase fatta. Dalla lettura dei giornali emerge in maniera sin troppo chiaro l’umore in Lega, in Federcalcio e tra i presidenti di Serie A. Il Napoli viene più o meno dipinto – non da tutti, ovviamente – come il club furbo che ha chiesto l’appoggio della politica per evitare di andare a giocare a Torino. Una partita che fino a poche ore fa vedeva gli azzurri favoriti sulla ancora traballante squadra di Pirlo.

Il calcio è irritato perché così, rispettando le regole che tutti devono rispettare visto che c’è una pandemia, c’è il rischio che salti il campionato o comunque che salti qualche partita. En passant qualcuno ricorda che oggi – dieci giorni la notizia del contagio di Perin – i positivi del Genoa sono ventidue. E che quindi ci sono discrete probabilità che il Napoli sia un cluster viaggiante. Ipotesi che ha spinto l’Asl a fermare il viaggio.

Nella rassegna stampa di oggi spicca l’intervista de La Stampa alla portavoce dell’Asl Napoli 1 che dice una frase che suona rivoluzionaria: «Non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno per tutelare la salute dei nostri cittadini». Ohhhhhhh. Clamore in sala. In un Paese responsabile, non sarebbe messa sotto accusa la Asl Napoli1 ma la Asl di Genova che ha consentito la follia di far partire il Genoa per Napoli e quindi favorire il contagio.

Il grado di dissociazione mentale del calcio italiano sta raggiungendo livelli ormai pericolosi. La Lega Serie A è di fatto un’associazione privata,. Per quanto muova ingenti somme di denaro – oggi di debiti – è pur sempre un’associazione privata. Persino le Borse sono soggette alle regole sanitarie valide per tutti. Altrimenti, si comportano come la Nba. Ma non possono godere di privilegi mentre il resto di cittadini vive una vita precaria.

Nessuno in Lega e in Figc evidenzia l’aumento dei contagi, la situazione pericolosa in Campania. Ci sono persone che sono recluse da giorni in attesa dei tamponi. E il calcio pretende che invece un gruppo di potenziali untori si metta in viaggio per poter contagiare altre persone. Capiamo che al calcio non interessi la salute dei propri calciatori, figuriamoci quella dei cittadini. Ma allora il calcio deve autoproclamarsi Repubblica indipendente, con un proprio ordinamento, un proprio esercito. Altrimenti dovrà rispettare le leggi dello Stato italiano. Lo capirebbe anche un bambino di otto anni. Con un po’ di fatica potranno arrivarci anche Lega Serie A e Federcalcio.

La verità è che i calciatori della Juventus, a nome anche dei loro familiari, dovrebbero emettere un comunicato di ringraziamento all’Asl Napoli1.

È evidente che il calcio italiano non cambierà direzione. Potrà infliggere al Napoli il 3-0 a tavolino. Potrà retrocederlo, radiarlo. Nessun provvedimento allontanerà il calcio italiano da quello schianto che sembra sempre più vicino.

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