A Libero: «In Lombardia abbiamo sofferto molto e siamo più attenti. Ricadute da Covid? Pochi casi e tutti da verificare. Almeno su questo non farei dell’allarmismo»
Libero intervista Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto Farmacologico Mario Negri. Il tema è, naturalmente, quello della recrudescenza dell’epidemia di Covid in Italia. Il futuro del Covid, dice, dipende dai nostri comportamenti dei prossimi mesi, fino all’arrivo del vaccino.
«Possiamo riuscire ad arginarlo, mantenendo dei comportamenti accorti, o rischiare il ritorno di una diffusione esponenziale del morbo, se abbassiamo la guardia. Non è finita, siamo ancora in mezzo al guado, e l’aumento dei casi degli ultimi giorni è preoccupante, non si giustifica solo con il maggior numero di tamponi».
Ed aggiunge:
«Vedo troppo rilassamento in giro. Non mi stupisce che nel Lazio e in altre regioni che sono state poco toccate dalla prima ondata siano aumentati i contagi. Qui in Lombardia abbiamo sofferto molto in primavera e lo si vede nei comportamenti della gente, siamo più attenti. L’altro giorno ero a Roma e i comportamenti della gente in strada mi hanno inquietato, manca la giusta prudenza. Non voglio fare dell’allarmismo, siamo distanti dalla situazione drammatica di marzo, la curva dei contagi sale lentamente, non c’è crescita esponenziale, ma avanti di questo passo è possibile che la trasmissione del virus acceleri improvvisamente e diventi fuori controllo. Non dimentichiamo l’esperienza dell’anno passato, il Covid 19 era in Italia già a novembre, è stato rinvenuto nelle acque fognarie, ma la situazione è diventata drammatica solo tre mesi dopo».
Sappiamo ancora pochissimo del virus, dice, e questo complica le cose. Non possiamo prevedere quando andrà via, né le conseguenze su chi viene contagiato anche in modo lieve. Garattini però è piuttosto scettico sulla possibilità che chi ha contratto una volta il Covid possa riammalarsi.
«Ho sentito di casi di ricadute in Estremo Oriente, ma si tratta di pochi casi e tutti da verificare. Sono numeri che non hanno dignità scientifica, almeno su questo non farei dell’allarmismo».
Sui farmaci efficaci contro il virus:
«Una terapia efficace per tutti ancora non c’è, anche il virus attacca le persone in maniera molto diversa l’una dall’altra. Le uniche cose certe sono che l’uso del desametazone, un derivato del cortisone, riduce del 30% la mortalità dei pazienti e che l’eparina è risolutiva in certi casi di infiammazione per liberare i capillari ostruiti e permettere al corpo di ossigenarsi».
Spiega la differenza tra i farmaci a base di anticorpi monoclonali (tre dei quali individuati dall’equipe del professor Rappuoli) e il vaccino.
«Il vaccino è uno strumento preventivo, imprime una memoria biologica nel corpo e, in una grande percentuale dei casi, impedisce al virus di attaccarlo o di farlo in maniera violenta. Il farmaco invece viene somministrato ai soggetti malati e ha effetti guaritivi. Oltre agli anticorpi monoclonali di cui parlavo, sono in fase avanzata di studio anche parecchi medicinali antivirali che impediscono la proliferazione del Corona nelle persone già contagiate».
A proposito del vaccino, Garattini parla di sei esemplari vicini a completare la terza fase di sperimentazione che potrebbero essere disponibili da fine anno.
«In realtà allo studio cene saranno almeno 120. I modi in cui vengono preparati sono molto diversi e si può pensare che riusciremo a ottenere un buon numero di vaccini attivi contro il virus, per poi arrivare a scegliere quello più efficace».
Naturalmente, conclude, non è possibile prevedere quanto durerebbe l’effetto del vaccino.