La campionessa di sci sottolinea il controsenso del protocollo per le gare come riporta il Giornale

Il coronavirus ha bloccato tutto il mondo dello sport, e se il calcio, complice il giro di soldi che riesce a muovere, è ripartito già da tempo, ci sono altri sport come lo sci che aspettano di tornare in pista.
Anche nello sci però, che ripartirà tra pochi giorni sul ghiacciaio di Sölden, ci sono diversi dubbi e perplessità legate alla questione “bolla”. Lo sci non è uno sport che si svolge in un palazzetto o in uno stadio, ma su di una montagna, luogo dove vi sono centinaia di altri sciatori e proprio per questo appare impossibile tenere i campioni dello sci isolati
«Capita spesso di salire in cabinovia, o seggiovia, assieme a persone sconosciute. E quando i tifosi vogliono un selfie, si avvicinano con la mascherina, ma poi la tolgono per lo scatto. Per me nessun problema, il Covid 19 l’ho già avuto, senza sintomi, in primavera. Non ho paura, mi chiedo però perché quando ci alleniamo nessuno controlla, ma poi, nei giorni delle gare, saremo prigionieri della famosa bolla».
Un controsenso che è stato sollevato da Federica Brignone. Non è infatti pensabile che lo sci rispetti le bolle come gli altri sport, anche perché lo scopo delle gare di sci è proprio quello di incrementare il turismo nelle località dove si disputano e proprio per questo, scrive oggi il Giornale
la federazione italiana sport invernali, fra i cui obiettivi per statuto c’è proprio la promozione dell’attività sportiva, ha commesso un clamoroso autogol invitando alla conferenza di presentazione della stagione che celebrerà i suoi 100 anni di vita, il professor Galli. Al quale non è parso vero poter mettere in guardia sui rischi che si correranno aprendo le stazioni ai turisti, dimenticando che lo sci è uno sport che si pratica da soli all’aperto, bardati di casco, maschera, guanti, scaldacollo e quant’altro