ilNapolista

Azzolina: «De Luca usa una scorciatoia. I problemi sono fuori dalle aule, non possono pagare gli studenti»

A Repubblica: «I giovani non possono venire sempre dopo tutto il resto. In Campania la scuola non è meno importante del pane. Se ci sono criticità nei trasporti pubblici, cosa c’entrano i bambini?»

Azzolina: «De Luca usa una scorciatoia. I problemi sono fuori dalle aule, non possono pagare gli studenti»

Repubblica intervista il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Il tema è quello della chiusura delle scuole in Campania decisa all’improvviso dal governatore De Luca. La dimostrazione, dice, che nel nostro Paese la scuola è sempre un fanalino di coda.

«Perché è il paradigma a dover cambiare: i giovani non possono venire sempre dopo tutto il resto».

Il ministro è perentorio:

«Le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado devono restare assolutamente e completamente aperte come lo sono oggi in quasi tutt’Italia. Per la secondaria di secondo grado, le superiori, può accadere quel che già sta accadendo: vorrei dare una notizia, la didattica a distanza è già utilizzata».

Esiste già, all’interno degli istituti, una divisione delle classi, con rotazioni ed alternanze, si può implementarla. Ma è in atto, dice,

«un assalto alla scuola e questo non può far altro che ledere il diritto all’istruzione».

Un assalto che non tiene conto degli sforzi fatti in estate dalle scuole e nemmeno dei dati a disposizione sui contagi nelle scuole.

«Da tutti coloro che non riconoscono che quest’estate la comunità scolastica era a scuola col metro in mano a misurare, mettere la segnaletica per mantenere il distanziamento, creare orari scaglionati. E che  tutto questo ha funzionato, perché nelle scuole ci sono pochissimi focolai. I nostri dati sono validati dall’Istituto superiore di sanità secondo cui la scuola è un luogo sicuro. Se ci sono problemi fuori dalle aule, a pagarli non possono essere gli studenti».

Quella di De Luca, ammonisce, è una semplice scorciatoia. Il governatore dimentica l’importanza dell’istruzione in Campania.

«Perché è una scorciatoia, come mettere la polvere sotto il tappeto. Si pensa che non sia un costo e invece è elevatissimo e mina il futuro del Paese. Stiamo parlando di far esplodere un problema che già abbiamo tantissimo come la dispersione scolastica. In alcuni territori le scuole non sono solo luogo di apprendimento, ma un posto dove si impara la legalità. Io ci sono stata in  Campania. Lì la scuola non è meno importante del pane. Chiuderla significa prendere quei bambini e sottrarre loro un pezzo di futuro
enorme, non lasciargli speranza».

Il ministro si augura che le scuole riaprano.

«Se bisogna organizzare più didattica a distanza, se bisogna lavorare sugli orari, sediamoci, parliamone. Ma non lasciamo quei bambini e quei ragazzini per strada. Mi fa rabbia perché non si tratta solo degli sforzi che ha fatto la scuola per riaprire, ma di quelli che quotidianamente fanno i ragazzi rispettando tutte le regole».

Ed aggiunge che il governatore della Campania non l’ha nemmeno avvertita della sua decisione.

«Io non sono stata avvisata né prima né dopo, il problema però non è mio, è di quelle famiglie che non hanno neanche avuto il tempo di organizzarsi, che non sapevano dove lasciare i loro figli. Non voglio farne un problema campano. Se questa cosa accadesse anche in altre regioni, le famiglie non potrebbero mai accettarlo. Se avessi migliaia di focolai nelle scuole potrei capire, ma non è così. In Francia ne hanno di più, e restano aperte. In Germania anche. E noi? Quando abbiamo fatto le linee guida insieme alle Regioni, a giugno, avevamo assicurato che nessun disabile sarebbe stato lasciato a casa in nessun caso. Né i figli di medici e infermieri. Tutto questo è stato violato. La scuola ha già tanto sofferto nei mesi scorsi, in questo momento dovrebbe essere l’ultima a chiudere».

La Azzolina rivendica di chiedere da tempo i test rapidi agli studenti, per evitare che la burocrazia e le quarantene blocchino intere classi e intere famiglie. E si sofferma sul nodo dei trasporti.

«Si può, perché no? Ma quel che dico è, se ci sono criticità nei trasporti pubblici, cosa c’entrano i bambini? Non sono certo solo gli studenti che si muovono».

 

ilnapolista © riproduzione riservata