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La tesi di Pirlo: «Il mio calcio liquido»

L’allenatore della Juve usa il copyright napolista per il modello Ancelotti, infatti si ispira a Carletto, a Guardiola e a Zidane

La tesi di Pirlo: «Il mio calcio liquido»

È la tesi di laurea più citata dai media. Parliamo ovviamente di Andrea Pirlo neo tecnico della Juventus. Mario Sconcerti ha definito il suo esame una piccola vergogna il suo esame da seconda-terza elementare. Anche noi ne abbiamo scritto.

Ma oggi non possiamo esimerci dal riprendere il titolo del Corriere dello Sport che in prima pagina spara:

Pirlo. il mio calcio liquido.

Non possiamo esimerci perché “calcio liquido” è il marchio che il Napolista (copyright Alfonso Fasano) ha dato al modello napoletano di Carlo Ancelotti. A ulteriore conferma della egemonia culturale che il Napolista ha nei confronti della città nonostante tutto d’appartenenza, è un termine ampiamente utilizzato a Napoli. Ovviamente in senso dispregiativo, essendo associato ad Ancelotti, anche se piano piano nel muro comincia ad aprirsi qualche crepa: ad esempio l’acquisto di Allan che era stato contrabbandato per un avversario interno dell’allenatore, e che invece è andato all’Everton e lo ha pubblicamente chiamato professore.

Ma torniamo a Pirlo. Ecco cosa riporta il Corriere dello sport:

Tra il calcio che vorrebbe e il suo calcio ci passa molto più di un titolo di tesi, opportunamente cambiato in modo condizionale. Un po’ come tra la suggestione da lui evocata, quella di «partita liquida» associata alla modernità e la visione sociologica di Zygmunt Bauman. Ma se la Juve a lui affidata uscirà dal laboratorio, plasmata secondo le sue idee (ispirate a suo dire, al Barça di Cruijff e Guardiola, all’Ajax di Van Gaal, al Milan di Ancelotti e alla Juve di Conte), sinteticamente messe nero su bianco a Coverciano, beh, ci sarà di che scrivere.

I moduli, dice Pirlo, debbono essere interpretati dinamicamente. Da qui l’importanza di giocatori tecnici e mobili, con esterni bravi nell’uno contro uno. Alla Kulusevski.

«Negli ultimi 20 anni il Milan di Ancelotti, il Barcellona di Guardiola, il Real di Zidane hanno dimostrato che non si può prescindere dalla tecnica dei propri centrocampisti».

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