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Il “sistema Monchi”: «Al Siviglia l’allenatore decide il tipo di giocatore che desidera, non il nome»

Intervista all’ex ds che la Roma cacciò prematuramente. Spiega il suo metodo di lavoro: «Non riesco a credere che lo United non ha un ds»

Il “sistema Monchi”: «Al Siviglia l’allenatore decide il tipo di giocatore che desidera, non il nome»

“Siamo specialisti nel fare di più con meno”. Di più, ovvero vincere l’Europa League col Siviglia che ha contribuito a rendere grande, allestendo una squadra col “meno”: senza spese milionarie, persino riciclando qualche scarto del campionato italiano. Monchi – scrive il Telegraph che l’ha intervistato – “visto il suo straordinario successo si è guadagnato il diritto di essere ascoltato”. La Roma lo cacciò prematuramente e ancora lo rimpiange.

Al Manchester United non hanno un direttore sportivo. 

“Non posso credere che un club di livello non abbia questa particolare posizione”. Ma è vero sono “i soldi che fanno la differenza” quando si parla di mercato inglese:

È difficile per noi competere con il calcio inglese, ma lo facciamo facendo conoscere il nostro marchio, che è senza dubbio associato al successo. Forse non possiamo pagare così tanto, ma possiamo offrire una sfida sportiva molto esclusiva, direi quasi unica. Ci sono i numeri… 20 finali in questo secolo, 10 titoli, siamo i re dell’Europa League, siamo specialisti nel fare di più con meno”.

Monchi è così appassionato del suo lavoro che ha pubblicato 13 episodi di 13 minuti sul canale YouTube del Siviglia per spiegare come si svolge. Tredici era il numero che indossava come portiere di riserva prima di ritirarsi nel 2000, per assumere poi diventare dirigente in un Siviglia in crisi finanziaria e appena retrocesso. Da allora il suo record è impressionante.

Ha venduto gente come Sergio Ramos, Jesus Navas e Jose Antonio Reyes, e recentemente il Siviglia ha rifiutato un’offerta di oltre 50 milioni di euro dal City per Jules Kounde, più del doppio di quanto lo avevano pagato l’anno scorso. Per quanto riguarda gli acquisti dice – a fatica – che “forse il mio miglior acquisto, per il modo con cui lo abbiamo preso, il livello di prestazioni e quello che ha dato al club a livello economico, è Dani Alves“.  Preso per 200.000 euro e rivenduto per 36 milioni dopo aver vinto cinque trofei.

Ma poi cita anche Fabiano, Rakitic, Banega. Fino all’arrivo di Monchi, il Siviglia aveva vinto solo quattro trofei in 52 anni di storia. Da allora, ne sono arrivati 10. Monchi descrive come lavora:

“Abbiamo due pilastri. Uno è lo scouting e l’altro è il coordinamento con l’allenatore. Al Siviglia l’allenatore non decide il nome del giocatore. Dice il profilo del giocatore che vorrebbe e noi ci lavoriamo su”.

L’anno è diviso in due: da luglio a dicembre vengono monitorati i campionati.

“A dicembre, apriamo il nostro database e analizziamo tutte le diverse informazioni che abbiamo accumulato all’inizio della seconda parte dell’anno. Abbiamo dai 400 ai 450 giocatori e sei o sette membri dello staff tecnico si occupano di monitorarli. Entro maggio abbiamo un’altra selezione, un’altra proiezione. “Restano ancora 15 giocatori per posizione, quindi circa 150-160 giocatori, ci sediamo con l’allenatore e diciamo ‘Mister, cosa pensa che ci serva quest’anno?’ Ci chiediamo “quali soddisfano tutte le caratteristiche che vuole l’allenatore?” Poi arriviamo ai sette finalisti e sono i nomi che diamo all’allenatore.

“Se all’allenatore piace uno dei nomi, allora iniziamo a passare alla fase successiva per vedere se possiamo prenderlo. Valutato i giocatori con “A, B, C, D, E” e A è ovviamente la prima scelta. Andiamo in ordine”.

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