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Pasquale Bruno: “I calciatori oggi sono fighetti che fanno selfie, noi ci facevamo il mazzo»

A Repubblica: “Affrontavo Maradona o Van Basten, Careca o Giordano. Dybala contro di me non avrebbe toccato palla. Ai miei tempi per un giallo non bastava una spintarella, le punte non cadevano mai. Eravamo meglio noi”

Pasquale Bruno: “I calciatori oggi sono fighetti che fanno selfie, noi ci facevamo il mazzo»

Alla vigilia di Juventus-Torino, su Repubblica, Maurizio Crosetti intervista Pasquale Bruno, ex difensore di entrambe le squadre.

Era detto ‘O animale perché era “istintivo e brutale”, “menava, si prendeva 8 turni di squalifica ma soprattutto era vero e vivo come una creatura allo stato brado”.

Racconta che da ragazzino tifava Juve, ma poi indossò la maglia granata e cambiò sponda. Poi fu comprato da Boniperti.

«Neppure mi disse quanto mi avrebbe dato di stipendio, firmai in bianco, mi voleva anche l’Inter ma non c’era partita. Oggi nessun giocatore farebbe una cosa simile, neanche l’ultimo dei pivelli. Noi eravamo matti e romantici».

I giocatori di un tempo erano migliori.

«Senza dubbio, da ogni punto di vista. Umano e tecnico».

E anche dal punto di vista tecnico.

«Io affrontavo Maradona o Van Basten, Careca o Giordano. Oggi esistono due fuoriclasse, Messi e Ronaldo, il resto è roba appena normale. Quando sento dire che Dybala sarebbe un grande campione, sorrido. E’ solo un buon giocatore. Contro Vierchowod o Pasquale Bruno, modestamente, non avrebbe toccato palla».

Idem per Ronaldo.

«Pure Cristiano, contro i marcatori degli anni 80, avrebbe faticato».

Il suo giudizio sui calciatori moderni è inesorabile.

«Sono dei fighetti che postano foto davanti a un piatto di cozze. I social hanno rovinato tutto. Ma avete visto Ronaldo vestito in quel modo? Che pagliacciata. Oggi con qualche selfie diventi personaggio, noi ci facevamo il mazzo. Prima di Napoli-Juve, il vecchio Zoff mi diceva: “Prendine uno tra Maradona, Careca o Giordano, scegli tu”. E comunque facessi, sbagliavi».

E continua parlando della marcatura a uomo.

«L’unico vero modo di essere difensori. Durante il lockdown ho rivisto le partite del Mundial 82, Italia-Argentina con Gentile su Maradona: diomìo! Se sbagliavi, sbagliavi tu, ora si dà la colpa alla linea difensiva. Bella la vita».

Sul Var.

«Il marchingegno che rende insopportabili le partite. Il Var non è giustizia, è un’illusione ottica. Quando giocavo, solo l’arbitro sapeva se la mia mano addosso a Maradona era davvero fallo, cosa ne può capire una telecamera? È tutto distante, virtuale, infatti la gente non si affeziona più».

Bruno contro tutti. Ne ha anche sulla ripresa del campionato a porte chiuse.

«Non è calcio. Il campionato è ripreso solo perché Sky non avrebbe pagato la terza rata, i soldi comandano ogni cosa. Io non mi perdevo una partita, ora preferisco una cena con gli amici».

I calciatori sono fighetti anche in campo, non solo sui social.

«Assolutamente sì. Ai miei tempi per gli attaccanti era peggio, a noi difensori veniva concesso molto. Una volta Ramón Díaz andò dall’arbitro e gli gridò: “Bruno mi ha staccato la pelle!” Era vero. Infatti fui ammonito. Ma per un giallo non bastava mica una spintarella, le punte non cadevano mai. Io mi tengo i calciatori della mia epoca, persino Roberto Baggio, addirittura lui».

Racconta che lui e Baggio si odiavano.

«Tra noi c’era odio vero. Una volta venimmo espulsi insieme, in Juve-Fiorentina al Comunale, lui venne a cercarmi negli spogliatoi. Con altri nemici ho poi scherzato, Van Basten, Casiraghi, con Baggio mai. Eppure, in confronto a molti giocatori di oggi era un leone».

E se Pasquale Bruno fosse in campo oggi?

«Non avrebbe bisogno di picchiare, sarebbe ammonito poco ed espulso mai. Giocherebbe d’anticipo. Non perderebbe certo il sonno contro Icardi, Belotti o Immobile. Vuoi mettere, Maradona? Non scherziamo, ragazzi».

Si definisce un tifoso granata “scoglionato”.

«Io sono un tifoso granata di quelli scoglionati, cioè la grande maggioranza. Abbiamo un padrone che pensa solo ai soldi, invece il Toro è passione».

Racconta che ancora si allena, a 58 anni.

«Allenandomi ogni giorno come un pazzo in mountain bike, facendo gare che durano anche dieci ore su e giù per le Dolomiti. Rispetto a certi ragazzini di oggi non temo confronti e mi consolo. Nessuna nostalgia, siamo meglio noi e basta».

E conclude pensando al passato e alla sua “cattiveria” in campo.

«Ho esagerato, lo ammetto, ed era tutto vero. Qualche mia entrata è stata sgradevole: sia chiaro che rifarei tutto. Ero un animale, non un attore. Ma ero anche un difensore fortissimo, non solo una maschera di quel teatro».

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