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Dugarry: «Lascio il calcio parlato. Voglio tornare all’anonimato, oggi il pallone mi fa un po’ vomitare»

In Italia non avremo mai uno come lui o Lineker. «In questa seconda vita ho scoperto che i giornalisti non pubblicano tante notizie sui calciatori»

Dugarry: «Lascio il calcio parlato. Voglio tornare all’anonimato, oggi il pallone mi fa un po’ vomitare»

In Italia un commentatore come Dugarry non potremo mai averlo. Così come Lineker. Da noi il calcio parlato è intriso di retorica, di non detti, per dirla alla Benitez «è bugia». È un intrattenimento mieloso, noioso, sempre attenti a non far dispiacere nessuno. Da noi c’è stato Agroppi rapidamente allontanato, oggi il massimo dello scorretto è Orrico.

Dugarry è uno che ha litigato con mezzo mondo. Ultimamente si è dovuto scusare per aver detto che Messi sembra un autistico ma in genere non è stato scostumato né ha mancato di rispetto. Tranne qualche eccezione che lui stesso riconosce. L’Equipe lo intervista perché ha deciso di appendere il microfono al chiodo. Niente più media, almeno per un bel po’. RMC gli aveva affidato un programma quotidiano di due ore. È un mestiere che ha svolto per quindici anni.

A l’Equipe confessa di essersi pentito una sola volta, quando disse: “non puoi essere campione del mondo con Giroud”. «Fui ridicolo e cattivo, mi sono scusato con lui. Ma il rimpianto più grande è di non essere sempre stato in grado di trovare le parole giuste, il tono giusto per esprimere le mie opinioni. Con una maggiore padronanza del linguaggio sarei potuto essere più comprensibile».

Lascia perché non ha più voglia. Tutto cominciò nel 2006 quando venne chiamato a commentare i Mondiali.

«Oggi – dice – sono felice di non dover più esprimere la mia opinione… Sono felice di tornare all’anonimato. È stato molto bello, grazie mille ma ora vado avanti».

Il rapporto con i giornalisti

«In genere sei diffidente ma ho imparato a scoprire questa professione. Ho capito come funzione. E poi ho scoperto che il 90% dei giornalisti amano il calcio e i calciatori. Ci sono tonnellate e tonnellate di informazioni che circolano sui calciatori che la maggior parte dei media impedisce di rivelare. I giocatori che criticano i giornalisti, sbagliano perché sono molto più protetti che criticati».

«Ho cercato di mantenere la mia freschezza. Non appena ho smesso di parlare con il cuore, tutto è diventato complicato».

«Oggi il mondo del calcio mi fa un po’ vomitare. Anche questo ha influito sulla mia decisione. Non mi piace la direzione che il nostro calcio sta prendendo tra il comportamento di alcuni leader, presidenti, azionisti… La crisi sanitaria non ha risolto le cose. Il calcio è diventato una sorta di trading di giocatori dove non ci sono quasi più umani. I fondi di investimento vengono a speculare ma non sono interessati al calcio… La Coppa del mondo in cui tutte le squadre sono qualificate, pure l’Europeo, i giocatori che fanno carriera sui social network… Non mi piace il calcio. Ma chissà, forse allontanandomene imparerò a vederlo diversamente e anche ad apprezzarlo».

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