Al Daily Mail: «In pista vidi morire Villeneuve. La morte di Senna ha cambiato tutto, ha sterilizzato la F1. Un tempo la differenza la faceva la guida»
Tuttosport riprende l’intervista di Nigel Mansell al Daily Mail.
Ai miei tempi avere 180 gare alle spalle ed essere ancora vivo significava già aver avuto una grande carriera a prescindere dai risultati. Adesso in macchina si suda appena e quando i piloti scendono dalle vetture sembrano appena usciti dal parrucchiere. In passato diversi piloti di estremo talento rimanevano infortunati dopo un incidente senza la possibilità di tornare a correre. Oggi i giovani possono commettere errori gravissimi senza conseguenze.
Le persone morivano regolarmente in pista e questo poteva seriamente influenzare la tua psiche. Di Villeneuve ero amico, non dimenticherò mai la tragedia a Zolder: ero nell’abitacolo, l’ho visto volare per aria fuori dalla Ferrari e poi atterrare sulla recinzione. Pensai subito che le sue possibilità erano praticamente nulle: è stata la cosa più scioccante cui abbia mai assistito. Ero arrabbiato allora e lo sono ancora.
A Imola nel 94 la morte di Roland Ratzenberger e Ayrton Senna in quel terribile fine settimana, fu una catastrofe per il motorsport e lo cambiò per sempre. Nel bene e nel male, perché ha sterilizzato i circuiti di tutto il mondo. Per me è stato un terribile errore. La Formula 1 era uno sport incredibile che premiava se guidavi bene e penalizzava se lo facevi male. Ora è cambiato oltre ogni immaginazione.
È molto difficile fare dei paragoni tra le diverse epoche, ma credo che Hamilton avrebbe brillato anche in circostanze diverse da quelle che lo hanno visto impegnato dal 2007 in poi. Come Schumacher ha avuto la fortuna di avere a disposizione vetture di alto livello e molto probabilmente passerà alla storia come il pilota inglese più illustre. Non vedo ragioni per cui non possa vincere ancora un settimo o un ottavo titolo, deve solo man tenere i piedi per terra e continuare a fare quello che ha fatto.
Per lui il numero uno di tutti i tempi resta Juan Manuel Fangio.
Credo che anche Hamilton sarebbe d’accordo con me. Quelli erano veri eroi, correvano con il serbatoio della benzina tra le gambe, in ogni incidente avevano le stesse probabilità di sopravvivere o di morire. Correvano con caschi di fortuna, senza cinture di sicurezza e talvolta anche senza guanti.