A Gol Caracol: “Atletico Madrid? Non mi hanno permesso di andare nel club in cui volevo. Volevano che andassi in un’altra squadra. Zidane? Normale rapporto di lavoro. È complicato quando il tuo allenatore non ti dà minuti”
James Rodriguez, il tormentone del mercato estivo del Napoli dell’anno scorso, calciatore del Real Madrid, ha rilasciato un’intervista a Gol Caracol.
“Si dicono molte cose su di me e quasi tutte sono false. Ciò che mi preoccupa di più è che la mia professionalità sia messa in dubbio, questo non lo accetto. Sono molto professionale, ecco perché sono arrivato dove sono ora. Mi prendo cura di me stesso come nessun altro. Mi alleno molto giorno per giorno e voglio sempre migliorare. Con Zidane non c’è mai stato alcun problema. Ogni allenatore ha i suoi gusti, tra di noi c’è un normale rapporto di lavoro“.
Sul futuro.
“Non so ancora cosa accadrà, ma se mi dessero una scelta, sceglierei un club in cui mostrare le mie capacità. Al Real ora il mio ruolo non è da protagonista. Mi sto allenando e lavoro per essere pronto per fare bene. A Madrid ci sono giocatori di grande qualità e so che con il mio talento e una certa continuità potrei aiutare la squadra in molti modi. Ma capisco che Zidane ha il suo zoccolo duro, ha vinto cose importanti con i giocatori di cui si fida e quando hai la base, è difficile cambiare. È anche complicato quando il tuo allenatore non ti dà minuti. È complesso mostrare le tue capacità in pochi minuti, non puoi fare tutto quello che sai“.
Sulle voci di mercato dell’estate scorsa, che lo hanno anche accostato all’Atletico Madrid.
“Pensavo che questa operazione si sarebbe chiusa. Onestamente, non mi hanno permesso di andare nel club in cui volevo. Volevano che andassi in un’altra squadra”.
Sul tormentone legato al club di De Laurentiis, allora allenato da Ancelotti.
“C’era anche un’offerta dall’Italia, ma non mi convinceva perché ritenevo che non fosse buona. All’epoca, il mio agente Jorge Mendes mi disse che il Real Madrid lo aveva chiamato, che avevano una proposta dalla Cina; io gli dissi che non ero pronto per andare in Cina perché sento di poter dare molto al calcio in Europa”.