ilNapolista

Gravina vuole il pubblico: «In stadi da 60mila persone, può entrarne una percentuale minima»

Il presidente Figc a Tutti Convocati: “Quarantena in caso di positivo? Il calcio non ha mai chiesto scorciatoie o sconti. Prima della Coppa Italia, chiederemo di rivalutare la norma”

Gravina vuole il pubblico: «In stadi da 60mila persone, può entrarne una percentuale minima»

Il presidente della Figc Gabriele Gravina è intervenuto nel corso di “Tutti Convocati”, su Radio 24. Ci sono stati tanti momenti difficili, nelle ultime settimane, forse il peggiore, ha detto, è stato quando la Francia ha deciso di fermare il campionato.

“Quando una big five viene meno mentre le altre stanno decidendo, c’è un problema. Ma  abbiamo mantenuto la barra dritta e il risultato c’è, mi pare“.

Gravina si è detto consapevole dei rischi che esistono.

“Sono realista, mi rendo conto che esistono ancora dei rischi legati non solo all’andamento della curva epidemiologica, ma anche ad aspetti culturali che riguardano anche il mondo dello sport. L’esperienza di questi ultimi due o tre mesi ha fatto sì che ciascuno sviluppasse degli anticorpi, abbiamo accumulato energie che ci consentiranno con equilibrio, politico, etico e morale, di proporre soluzioni che ci consentiranno di arrivare a una chiusura di questo torneo, o di questi tornei se preferite”.

Sulla quarantena in caso di nuovo positivo.

Il calcio non ha mai chiesto scorciatoie o sconti. Oggi esistono norme chiare che consentono di poter continuare l’attività, isolando un atleta o un professionista dello staff, continuando gli allenamenti. Sappiamo che è prevista questa norma. L’auspicio è che a breve, una settimana prima dell’inizio dei tornei, quindi della Coppa Italia, si possa rivalutare: manderemo una nuova proposta, nella speranza che questa norma venga rivisitata. Oggi, teoricamente, ma probabilmente anche in pratica, crea grande ansia e preoccupazione”.

Sull’algoritmo che tiene banco da ore:

“Mi dispiace che questa parola abbia dato l’idea di una sorta di pozione magica che potesse stravolgere il merito sportivo. Invece, è semplicemente un procedimento sistematico di calcolo: è un metodo per arrivare a un prodotto che si chiama ponderazione delle classifiche. Mi fa sorridere come nel nostro Paese ci piaccia avvitarci su espressioni che sono semplicemente votate a trovare equilibri e dare certezze. Io questo termine l’ho usato già diverso tempo fa, poi stranamente è stato ripreso dagli inglesi come ponderazione per le gare: lì funziona, da noi algoritmo applicato alla ponderazione fa preoccupare. In realtà, non è altro che un modo per far sì che, prima che ripartano i campionati, e applicando comunque criteri minimi quali aver svolto 3-4 partite per conoscere lo stato di fatto di quando si interviene, tutti siano alle stesse condizioni. Io non so se tra 3 o 4 giornate di campionato tutti avranno disputato le stesse gare: cosa vogliamo fare, cristallizzare la classifica e non tenere conto che qualcuno ha giocato meno ed è penalizzato? Io chiedo questo a chi si stupisce e grida allo scandalo per l’algoritmo. È un modo per mettere a disposizione del calcio uno strumento che ci metta tutti alle stesse condizioni. Gli inglesi lo stanno facendo: non è una media secca, ma tiene conto di tanti correttivi, quali partite in casa, fuori casa, gare da giocare, gol fatti e subiti, che diano un principio di equità a una classifica che deve essere ponderata se ponderazione è richiesta. È una sorta di assicurazione sullo svolgimento del campionato, perché io sono convinto che, se tutti noi continueremo ad applicare le regole, dando anche una testimonianza civile e morale, che comunque spero ciascuno di noi abbia in sé, si dovrebbe arrivare alla fine senza ulteriori sussulti”.

Sui calciatori e le proteste sugli orari:

“Alcune le condivido, altre sono discutibili. Credo che in un momento di grande tensione, generato da una situazione di grandissima emergenza, ciascuna componente abbia avanzato proposte da valutare, alcune legittime e altre meno, alcune discutibili e altre meno. I calciatori sono una parte fondamentale, ma – come tutti sanno – per uscire dall’emergenza bisogna stare uniti. E essere uniti significa anche fare qualche piccola rinuncia”.

Gravina ha poi parlato del ministro Spadafora. Ha dichiarato di avere, con lui, un ottimo rapporto.

“Costante, di confronto. La sua prudenza è stata un atteggiamento strategico, tattico se volete, che ha consentito al calcio di arrivare nelle migliori condizioni per poter dire oggi che si può partire. Insieme abbiamo condiviso due principi fondamentali: che il calcio doveva ripartire quando ripartiva tutto il nostro Paese, non abbiamo mai chiesto canali preferenziali. E poi con prudenza, tutelando la salute di tutti. Questi due elementi, messi insieme, hanno ispirato il ministro. È inutile nascondere che dei momenti di tensione ci sono stati, ma è avvenuto perché c’era voglia di accelerare in un processo che, devo dire, oggi sarebbe stato dannoso per il nostro sistema, considerati alcuni rischi di positività. Oggi il risultato è arrivato anche grazie al determinante lavoro del ministro Spadafora e ai contributi del CTS. Mi auguro che, con la stessa capacità di dialogo e di confronto, soprattutto nel caso di CTS, si arrivi a limare ulteriormente qualche piccola restrizione che oggi ancora pesa sul nostro capo”.

Sulla possibilità di completare il campionato aprendo gli stadi parzialmente ai tifosi.

“È un auspicio, me lo auguro di cuore. Sto seguendo l’andamento della disponibilità all’interno dei teatri e delle arene per le manifestazioni culturali. È impensabile che, con tutte le precauzioni, in uno stadio da 60 o 80 mila posti, non ci possa essere una percentuale minima di persone. Mi auguro che anche così arrivi un segnale di speranza per il Paese, che ricompenserebbe tanti appassionati di calcio”.

Sui playoff e playout.

“Non c’è una decisione in questo momento. C’è una bozza di programma stilato dalla Lega di A, mi sembra che il calendario sia tale da permettere lo svolgimento del campionato con partenza dal 12 settembre, ma anche più tardi. Se ci dovessero essere impedimenti oggettivi, come sapete l’art. 218 del DL Rilancio consente alla FIGC di derogare alcune norme dell’ordinamento sportivo e riorganizzare la stagione”.

 

ilnapolista © riproduzione riservata