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«Un singolo calciatore non può rifiutarsi di allenarsi (o rientrare dall’estero) per paura di contagio»

L’esperto di diritto sportivo Colucci al Mattino: «Se i colleghi iniziano l’attività seguendo il protocollo, il singolo può solo chiedere la verifica delle misure. Il calciatore in svincolo non può rifiutarsi di giocare con l’attuale club»

«Un singolo calciatore non può rifiutarsi di allenarsi (o rientrare dall’estero) per paura di contagio»
(account Twitter Juventus)

Il Mattino intervista l’avvocato Michele Colucci, esperto di diritto sportivo e membro della commissione Fifa sulle controversie di club e tesserati.

Due le questioni interessanti che propone. Una riguarda la situazione dei calciatori in scadenza di contratto, come Callejon e Mertens, con l’estensione dei campionati oltre il 30 giugno come paventato dalla Figc.

«Ci sarà un mese di over lapping, di sovrapposizione tra la stagione corrente e la prossima. Il provvedimento è legittimo e il calciatore in svincolo non può rifiutarsi di giocare con l’attuale club perché il contratto è esteso sotto l’aspetto del salario e delle tutele sanitarie».

La seconda riguarda la possibilità di un calciatore di rifiutarsi di riprendere gli allenamenti per paura di essere contagiato. Secondo l’avvocato, non è possibile.

«Un calciatore può esternare i propri timori ma non può rifiutarsi appunto in presenza di un protocollo sanitario che consente al dipendente – su un campo di calcio, in ufficio, in fabbrica – di lavorare in sicurezza. Se i colleghi di lavoro iniziano l’attività, seguendo il protocollo, il singolo può chiedere la verifica delle misure in atto ma non può rifiutarsi. Discorso che vale anche per chi, attualmente all’estero, non intenda rientrare»

 

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