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Il piano Figc per scongiurare lo stop: evitare la quarantena in caso di positivo

Sul Messaggero. Oggi arriverà il via libera del Cts agli allenamenti di gruppo. La Federcalcio pensa a come evitare di dover fermare tutto in caso di positivi

Il piano Figc per scongiurare lo stop: evitare la quarantena in caso di positivo

Il Comitato tecnico scientifico ha fatto slittare la decisione sul protocollo Figc per gli allenamenti di squadra. Il Messaggero scrive che il parere arriverà oggi e che c’è ottimismo.

Il parere del Cts arriverà oggi e con ogni probabilità sarà positivo: sì agli allenamenti di gruppo dal 18. La fase 2 del calcio ci sarà. Come da protocollo. Due settimane di allenamenti e controlli frequenti”.

Quanto sta accadendo in Germania, con i nuovi casi di positività, spinge alla prudenza. E soprattutto è diverso l’atteggiamento del numero uno della Figc, Gabriele Gravina.

Il numero uno della Figc, Gravina vuole riprendere a giocare ma senza fretta. O meglio senza mettere troppa pressione su chi decide. Una strategia usata all’inizio e che ha finito per essere controproducente. Ora si ragiona un problema alla volta”.

Il problema più grande è quello della quarantena. Se si dovesse trovare un nuovo positivo, l’isolamento sarebbe allargato a tutti i suoi contatti e si rischierebbe un nuovo stop.

Quello più grande resta la quarantena. Anche perché potrebbe essere allargata a tutti i contatti ravvicinati della persona trovata positiva. E questo potrebbe decretare un nuovo stop. Stavolta sarebbe la fine. Soprattutto se dovesse essere obbligatoria anche per il campionato”.

Per gli allenamenti di gruppo, invece, c’è meno paura. I giocatori saranno in ritiro per due settimane e questo equivale già ad una quarantena.

“Ma se ci fosse un positivo alla ripresa della stagione? Dovendo giocare 3 gare a settimana come potrebbe una squadre recuperare se per 14 giorni deve stare in isolamento? Ecco allora la soluzione che potrebbe evitare un nuovo stop. Saranno fatti test sierologici prima e dopo la partita. Ma si badi bene non con prelievo venoso che potrebbe comportare problematiche per l’atleta (immaginate un portiere che deve fare due prelievi ogni tre giorni). Ma test capillari ad immunofluorescenza. I controlli sono rapidi (8 minuti la durata di ognuno) e affidabili per sensibilità e specificità”.

Il quotidiano spiega come funzionerebbe il test.

“Il macchinario, tra le sue funzioni, prevede il referto stampato e la condivisione dei risultati in un database, consentendo agli addetti ai lavori, nel pieno rispetto della privacy, di controllare lo stato di salute dei singoli giocatori, ad esempio, prima di una partita. Così un medico esterno e super partes potrebbe dare il via libera per entrare in campo in sicurezza. Nei casi sospetti resta l’uso del tampone rapido. In questo modo si ha uno screening di tutti che permette di isolare solo i giocatori contagiati e non tutta la squadra”.

I macchinari restano però un nodo da sciogliere.

“Devono pagare le squadre o sarà la Lega a fornirli ai club? E poi c’è sempre il problema della responsabilità oggettiva dei medici. La Figc da un lato sta lavorando con un broker assicurativo per trovare una polizza e dall’altro studia una soluzione con l’Inail”.

 

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