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Garella: «Fu sbagliato il modo in cui ruppi con Bianchi»

Al Giornale. «Il complimento più bello lo ricevetti dall’“Avvocato”. Il gol più amaro fu quello di Butragueño che ci eliminò dalla Coppa dei Campioni»

Garella: «Fu sbagliato il modo in cui ruppi con Bianchi»
Garella

L’ex portiere Claudio Garella, che tanti ricordano come Garellik, racconta i suoi ricordi a Il Giornale. Ex di Verona e Napoli, con cui vinse scudetto e Coppa Italia.

«Ero un portiere controcorrente, diverso dai portieri “belli da vedere”, ma non meno efficace di loro. Usando i piedi ho interpretato il ruolo in maniera moderna».

Garella parla di Maradona.

«I campioni più famosi erano tutti in Italia. Zico, Platini, Falcao, Junior, Rumenigge, Socrates… Ma il numero uno rimaneva lui, Maradona. Sognavo di giocare col più grande, e ci sono riuscito. Allenarsi con lui era uno show. A Genova, durante la seduta di rifinitura pre-partita lo sfidai, Diego non voleva più smettere di battere punizioni. Il resto della squadra era ormai sul pullman, ma lui continuava a stare in campo».

Parla anche del modo in cui ruppe con Ottavio Bianchi.

«Il modo in cui ruppi col mister Ottavio Bianchi fu sbagliato, e sbagliai anche il 10 settembre ’89, quando commisi un fallaccio su Borgonovo del Milan. Berlusconi si arrabbiò, aveva ragione».

Nega ci siano mai stati camorra o doping a Napoli.

«Non so neanche cosa siano. Se avessi visto qualcosa, non l’avrei mai accettata».

Sul Napoli aggiunge:

«Dopo scudetto e Coppa Italia, col Napoli avremmo potuto fare il bis l’anno successivo. Invece perdemmo il campionato sul filo di lana. Ma il Milan di Sacchi lo meritò».

Racconta la parata più bella e il gol più amaro tra quelli subiti.

«La parata più bella, contro il Milan: palla smanacciata sul palo su colpo di testa di Hateley. Il gol più amaro: quello di Butragueño nella gara di ritorno contro il Real Madrid che ci eliminò dalla Coppa dei Campioni. Nel primo tempo facemmo una partita strepitosa, il Real sembrava una squadretta».

Sullo scudetto:

«Un’atmosfera favolosa, ben simboleggiata dallo striscione dedicato ai defunti appeso dai tifosi sul muro del cimitero nel giorno dello scudetto: “’Uagliò, cosa vi siete persi!”. Geniale. Idem per la risposta dei… defunti: “’Uagliò, ma chi ve l’ha detto che ce lo siamo perso?”».

Agnelli gli fece il complimento più bello, ricorda.

«Ma il complimento più bello lo ricevetti dall’“Avvocato” che, col suo umorismo, coniò una definizione passata agli annali: “Garella è il miglior portiere del mondo. Senza mani, però”. Si riferiva alla mia capacità di saper parare anche con i piedi. Aver meritato una battuta da Gianni Agnelli è importante, significa aver lasciato un segno nel mondo del calcio».

Anche Maradona ed Italo Allodi lo stimavano. Furono loro a caldeggiare il suo acquisto al Napoli di Ferlaino.

 

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