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Un medico di Brescia: «Le mascherine le abbiamo comprate su Amazon»

Su La Stampa: «Due colleghi su sei del nostro studio hanno la polmonite. Noi per il momento l’abbiamo scampata. Ogni sera ci salutiamo come dei reduci»

Un medico di Brescia: «Le mascherine le abbiamo comprate su Amazon»

Su La Stampa l’intervista ad un medico di famiglia di Brescia, Angelo Rossi. Anche la moglie fa il suo stesso mestiere. Racconta che nell’intera provincia almeno 60 dei 700 medici che ci sono sono positivi al Covid-19.

«Due colleghi su sei del nostro studio hanno la polmonite. Noi per il momento l’abbiamo scampata. Ogni sera ci salutiamo come dei reduci».

Il medico racconta come è cambiato il suo lavoro dall’inizio dell’epidemia.

«Il 26 febbraio ho avuto il primo positivo tra i miei assistiti. Quattro giorni dopo, davanti alla folla al mercato, mi è venuta la pelle d’oca. Un disastro annunciato».

E denuncia che dopo il primo caso di Codogno ai medici non sono stati dati «né protocollo, né dispositivi di protezione». Così lui e la moglie hanno fatto da soli.

«Dopo una settimana abbiamo capito che era più utile rivolgerci ad Amazon. Abbiamo speso 3 mila euro per tutine, visiere, guanti e mascherine, oltre ai prodotti per sanificare lo studio tutte le sere. Dopo quindici giorni, quando molti colleghi si erano già ammalati, sono arrivati guanti, gel, un paio di occhiali e 50 mascherine chirurgiche monouso, che per visitare pazienti malati di coronavirus servono a poco. Ma quelle filtranti, che per noi non ci sono, le vedo indossate dalle casalinghe al supermercato. Qualcosa non funziona».

Adesso Rossi segue i malati che sono a casa.

«Una sessantina a casa con covid molto probabile, perché i tamponi vengono fatti solo ai ricoverati. WhatsApp e telefonate per monitorare pressione, febbre e saturazione dell’ossigeno nel sangue».

Le visite a domicilio sono ridotte all’osso.

«Pochissime, vado solo dai casi umani. Le terapie di primo livello si possono dare per telefono, la visita senza radiografia ed esami ematochimici aggiunge poco. Invece il conforto umano fa molto».

Un altro problema è quello dei tamponi. Non è vero, dice, che i medici di famiglia vi sono sottoposti. Nell’ultimo mese è venuto in contatto con una decina di positivi.

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