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Ripartire da un ritiro: così il Napoli riscoprirà Castel Volturno

Un lembo di terra oggi luogo di interesse nazionale. Cinque mesi dopo l’ammutinamento, si torna al punto di partenza. Allora si ruppe tutto, stavolta si ricomincia

Ripartire da un ritiro: così il Napoli riscoprirà Castel Volturno

C’è il mare, adesso, a rapire lo sguardo di chi si avventura in quel vialetto alberato che apre al centro sportivo del Napoli. Oltre lo sbarramento della vigilanza ci si ritrova in una piccola oasi che Aurelio De Laurentiis ha saputo trasformare in un punto di interesse nazionale, perché è lì che il Napoli vive la propria quotidianità. Di tempo ne è passato, da quando il presidente decise di stabilirvi il proprio quartier generale. Dove sorgevano un parcheggio e un campo da golf, ora si trovano la sede e il centro sportivo, i luoghi che caratterizzano la vita del club. Nell’immaginario del tifoso, però, Castel Volturno è entrata a fatica. I napoletani hanno sempre considerato il Centro Paradiso di Soccavo come il punto di contatto con la squadra, ma non era più quello dove palleggiava Maradona, in piena città, con la gente che si assiepava tutto intorno. Era diventato uno dei simboli di un fallimento, economico e sportivo, che oggi è inghiottito dalla vegetazione. Ecco così un nuovo logo, una nuova sede, un nuovo centro sportivo: in pratica, un nuovo corso.

All’arrivo l’area sembra svilupparsi su tre dimensioni: quella terrena, rappresentata dai campi di allenamento; quella sotterranea, dove si accede per entrare negli uffici del Napoli; quella tendente verso l’alto, rappresentata dal complesso alberghiero che qualche metro più su spesso ospita la squadra. Chi ha vissuto la genesi dell’era De Laurentiis ne ricorda soprattutto gli inizi quando, oltre a trasferte e calciatori il cui pensiero strappa ancora un sorriso, c’erano problemi di ogni tipo, dalla logistica alle attrezzature. Frammenti di memoria che restano nitidi, perché in contraddizione davanti all’importanza attuale di un club che frequenta abitualmente le coppe europee e vive una stabilità economica senza precedenti.

Da semplice centro sportivo, Castel Volturno potrebbe presto diventare casa per tutti i giocatori del Napoli. La Federazione è al lavoro per la stesura di un protocollo definitivo e approvato dal Governo, la prima versione prevede il ritiro chiuso per le squadre nella fase iniziale, come accade nel periodo di preparazione estiva. Insomma, significherebbe ripartire con un ritiro, uguale per caratteristiche a quello che ha sconvolto la stagione, totalmente diverso per il contesto in cui si verifica. A novembre infatti il mondo non sapeva dell’esistenza del coronavirus, oggi è costretto ad affrontarlo tra mille interrogativi, dovuti alla poca conoscenza di un nemico così silenzioso. A novembre i problemi erano l’annuncio di un ritiro prima di una partita di Champions, le tensioni di uno spogliatoio, la scelta dell’allenatore diversa da quella della squadra. La separazione forzata dal proprio ambiente domestico passa invece da discutibile a necessaria, per garantire al meglio la sicurezza di tutti e la ripartenza senza rischi del calcio.

La misura che serviva ad evitare il declino dei risultati, che si è comunque verificato, ora assume un’altra funzione, ben lontana dalle questioni sportive. E il momento in cui arriva è profondamente cambiato: il Napoli prima della sospensione è allenato da Gattuso, è una squadra di ritrovate certezze, compatta, e al netto di tutti i dubbi sulla condizione atletica non c’è motivo di credere che sia stata smarrita quella consapevolezza. Quel posto così ricco di contrasti è destinato a diventare la base da cui prepararsi per concludere il campionato, intanto che in pineta ricominci il solito transito di addetti e curiosi.

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