Il professor Zeppilli alla Gazzetta dello Sport: «Deve essere chiaro che il nostro protocollo potrà entrare in funzione dopo una decisione governativa»
Paolo Zeppilli, il cardiologo responsabile della commissione medica della Figc intervistato alla Gazzetta dello Sport ci tiene a spiegare innanzitutto che il loro compito non è affatto quello di stabilire se e quando il calcio possa ripartire.
«Quella è competenza governativa. Noi da tecnici – come richiesto dalla Federcalcio – dovevamo semplificare tutta una serie di norme indispensabili per prepararsi alla cosiddetta fase due»
Le indicazioni stabilite ieri prevedono che si parta da un gruppo essenziale formato da giocatori, staff tecnico e medico, magazzinieri e altri uomini utili a far lavorare per tre settimane la squadra, in un ambiente da sanificare regolarmente e isolato dall’esterno. Dunque si procederà a dividerli in tre categorie per gli esami necessari a valutare la loro salute. Solo dopo i controlli si potrà cominciare il vero e proprio allenamento sempre in un centro che consenta l’isolamento completo dei calciatori.
Tutto questo però non potrà garantire la ripresa del campionato
«Quello farà parte di un secondo step della fase due. Ancora non completamente analizzato sotto il profilo della sicurezza. Visto che le squadre dovranno uscire da un isolamento per viaggiare. Bisogna valutare per bene le cose»
Il dubbio che sorge è se ci sarà la possibilità di riservare un trattamento così speciale, con test e tamponi per i calciatori, dal momento che molte categorie a rischio stentano a potervi accedere.
«Deve essere chiaro che il nostro protocollo potrà entrare in funzione dopo una decisione governativa. Dunque chi ci amministra, quando deciderà di riaprire certe attività, significa che avrà logisticamente assicurato che quelle condizioni di prevenzione siano disponibili su largo raggio. Risulta che probabilmente entro aprile il ministero della Salute deciderà di adottare alcuni test sierologici più attendibili, fra i diversi che vengono proposti».