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Repubblica: arriverà a inizio maggio l’app per il tracciamento dei contagi

Bisognerà scaricarla volontariamente, nessuna forma di registrazione. In caso di positività invierà un alert (facoltativo) ai contatti in pericolo. Per ora non saranno usati né gps né geolocalizzazione 

Repubblica: arriverà a inizio maggio l’app per il tracciamento dei contagi

Potrebbe essere pronta a inizio maggio l’app italiana per il tracciamento dei contagi. Ne parla oggi Repubblica.

Sono due le applicazioni selezionate dal pool di esperti che ora sono all’esame del Premier Conte.

“Da una parte quella del centro Sant’Agostino creata dalla software house Bending Spoons, l’altra un’app con funzioni identiche fatta da un gruppo di ragazzi. I pronostici danno per vincente l’opera di Bending Spoons, avendo alle spalle un’azienda strutturata”.

Occorrono 10 giorni per mettere a punto l’app e una settimana per testarla. Ai primi di maggio dovrebbe essere disponibile.

Bisognerà scaricarla volontariamente. Non prevede forme di registrazione. Una volta installata genera un codice identificativo e compila

“un registro cifrato delle prossimità avvenute con altri smartphone sfruttando il bluetooth. Non sarà possibile scorrere il registro e anche se qualcuno dovesse riuscirci si troverebbe davanti delle sequenze alfanumeriche”.

Se una persona dovesse risultare positiva al virus, riceverebbe un messaggio di allerta sull’app e potrebbe inviare a sua volta un allarme a chi è entrato in contatto con lui. Non potrà sapere né chi sono né quanti sono. L’allarme arriverà

“a quelli che sono stati in contatto per un certo lasso di tempo e entro una determinata distanza, parametri che saranno sempre gli esperti della sanità a stabilire. E saranno sempre loro che indicheranno cosa dovranno fare a quel punto i possibili contagiati”.

Gli esperti hanno discusso della possibilità che chi è positivo possa decidere di non avvertire chi è potenzialmente in pericolo, scrive il quotidiano. Tutti d’accordo, invece, sulla scelta di non rendere obbligatoria l’installazione. Innanzitutto perché non si potrebbero costringere le persone a farlo. E poi perché basterebbe disattivare il bluetooth per rendere il sistema inutile.

Il gps e la geolocalizzazione per ora non saranno usati, ma potrebbero essere implementati per avvertire quando si sta entrando in un esercizio commerciale frequentato da persone poi risultate positive.

Sarebbe però un pericolo per la privacy.

“Il segnale raccolto dalle celle telefoniche degli operatori invece, più impreciso del gps, non è mai stato preso in considerazione”.

 

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