Sul Corriere Bologna la testimonianza di uno degli autori del protocollo nazionale di sperimentazione. «Se dato precocemente è in grado di prevenire il danno polmonare grave. I risultati dopo Pasqua o a fine mese»
Anche all’Ospedale di Modena stanno sperimentando il farmaco anti artrite di Ascierto, il Tocilizumab. E i risultati sembrano essere positivi. Lo racconta, al Corriere Bologna, il professor Carlo Savorani, uno dei quattro autori del protocollo nazionale di sperimentazione coordinato dal Pascale di Napoli.
Lo studio in corso si sviluppa su due gruppi di pazienti.
«Il primo gruppo, studio di fase 2, verifica la riduzione della mortalità a un mese con 330 pazienti con polmonite da Covid-19 che mostrino i primi segni di insufficienza respiratoria o che siano stati intubati entro le ultime 24 ore. E questi 330 sono stati identificati in due giorni. Il secondo gruppo di controllo, che ha l’obiettivo di migliorare la gestione dell’emergenza in corso, include pazienti già intubati da oltre 24 ore e quelli già trattati prima della registrazione, il cui arruolamento sta continuando, credo che siano un migliaio».
Tutti hanno ricevuto un’infusione di farmaco di 8 milligrammi per chilo di peso. Nel caso in cui la prima infusione non funzionava, a distanza di 12 ore ne hanno ricevuta un’altra. Il professore spiega come funziona il farmaco.
«È un farmaco biotecnologico già usato per il trattamento dell’artrite reumatoide e dell’artrite idiopatica giovanile sistemica, che è una grave forma di artrite reumatoide dei bambini. Nella nostra Reumatologia lo usiamo da tempo con buoni risultati. È un inibitore dell’interleuchina 6, una citochina che gioca un ruolo importante nella risposta immunitaria. Nelle forme più gravi di polmonite da Covid-19 si è notato che il problema principale non è il virus ma l’abnorme risposta del sistema immunitario che produce una risposta immunitaria esagerata, la cosiddetta “tempesta citochinica”, responsabile del danno polmonare. Questa tempesta è in parte governata dall’interleuchina 6: inibirla può ridurre la risposta immunitaria con eccessiva infiammazione e quindi ridurre il danno polmonare. Dovrebbe quindi avere un effetto benefico nei pazienti».
Ed in effetti, dice, sembra funzionare.
«Se dato precocemente abbiamo la percezione clinica che funzioni e che sia in grado di prevenire il danno polmonare grave. La percezione deve essere suffragata dai dati. Noi, tra Modena e Reggio Emilia, abbiamo trattato 120 pazienti e l’impressione è che la febbri cali e che ci sia un miglioramento dei parametri respiratori. Dobbiamo però aspettare l’esito dello studio».
Un esito che arriverà entro 10-15 giorni, assicura.
«Dieci-quindici giorni direi, deve trascorrere un mese di tempo dall’arruolamento dell’ultimo paziente per vedere il tasso di mortalità: per lo studio di fase 2 ormai ci siamo. Dopo Pasqua o a fine mese».