Su Repubblica. Si partirà da Vo’, dove a febbraio c’è stato il primo morto per Covid-19. «Studi fatti a Wuhan dimostrerebbero che il gatto ha i recettori per questo virus».
Su Repubblica l’iniziativa al via in Veneto. Testare i gatti domestici per vedere se contribuiscono alla veicolazione del virus.
La ricerca sarà condotta dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie e dall’Università di Padova, con la collaborazione del Servizio veterinario. Avrà luogo a Vo’, il paese in provincia di Padova dove, il 21 febbraio scorso, c’è stato il primo morto per Coronavirus.
Sul quotidiano le parole del coordinatore del team di ricerca, Massimo Castagnaro, professore ordinario di Patologia generale veterinaria.
«Tutto nasce da alcuni studi fatti dai colleghi cinesi di Wuhan che dimostrerebbero come il gatto abbia i recettori per questo virus. Dopo l’infezione sono state trovate tracce di risposta anticorpale nei gatti cinesi, ciò significa che avevano avuto un contatto con il Covid 19 e che il loro corpo ha reagito. Alcuni studi condotti con le infezioni sperimentali dimostrerebbero come il gatto e il furetto siano gli animali che meglio replicano questo virus».
I prelievi cominceranno tra qualche giorno. Si cercherà di capire se i gatti di chi è risultato positivo abbiano a loro volta contratto il virus.
«Il primo passo è capire come è girata la malattia tra i gatti veneti. Il passaggio successivo è capire quanto replicano il virus, per verificare se la carica possa avere un ruolo rispetto alla malattia dell’uomo».
Intanto, raccomanda il professore,
«Se c’è un individuo in quarantena si deve comportare con il proprio gatto nello stesso modo in cui si comporterebbe con le persone».
Da Vo’ la ricerca si allargherà a tutto il Veneto, a partire dai focolai più importanti, Padova, Verona e Treviso.