ilNapolista

Casavola: «Le limitazioni alla libera circolazione non violano la Costituzione»

Intervista al Mattino: «Il diritto alla salute ha precedenza sugli altri. Anche le app per controllare gli spostamenti, se temporanee, sono giustificate. Abbiamo subito un agguato alla salute collettiva».

Casavola: «Le limitazioni alla libera circolazione non violano la Costituzione»

Il Mattino intervista Francesco Paolo Casavola, ex presidente della Corte Costituzionale. Secondo lui, le le restrizioni alla libera circolazione non violano la Costituzione. E’ lo stesso testo costituzionale a dirlo.

«L’articolo 32, che parla di tutela della salute come, badi bene, “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. L’aggettivo fondamentale non è inserito a caso e non è usato frequentemente nella nostra Costituzione. Significa, in concreto, che il diritto alla salute, che è diritto alla vita, ha precedenza sugli altri».

Anche sul diritto alla libera circolazione.

«Il diritto alla salute non può essere sacrificato a favore di altri diritti. Non si può sacrificare la vita, subordinandola al resto. Riflettiamo. Su cosa ha dovuto decidere il governo? Sulla reale gravità di un’emergenza che mette in discussione il diritto alla vita. Una situazione assolutamente imprevedibile, perché non si conosce ancora in pieno un virus su cui non esiste certezza scientifica sull’origine, la trasmissione, la cura».

L’articolo 16 della Costituzione, spiega, è molto chiaro in tal senso.

«Ribadisce che ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, ma rende esplicite le limitazioni che possono essere decise con una legge per, testuale, “motivi di sanità o di sicurezza”. È il nostro caso. L’umanità si è trovata nella storia a vivere molte epidemie diventate pandemie. Situazioni su cui aveva scarsa conoscenza scientifica iniziale. Nel passaggio dal mondo classico, le comunità cristiane facevano riferimento a 3 catastrofi in grado dimettere in pericolo la vita: fame, peste, guerre».

Stesso discorso per l’idea del Governo di utilizzare delle app per controllare spostamenti e contatti della popolazione.

«Si tratta di strumenti particolari, immagino di durata temporanea, che possono trovare giustificazione se sono utilizzati come mezzo di contenimento dell’epidemia e quindi di tutela di quel diritto alla salute collettiva di cui parlavamo. Tutto va fatto con criteri di ragionevolezza. Faccio un esempio per paradosso: non si può incatenare qualcuno per evitare che si contagi, ma si può valutare a cosa è meglio rinunciare per affrontare questo nemico ancora tanto sconosciuto. Abbiamo subito un agguato alla salute collettiva».

Sui contrasti tra Governo e Regioni:

«In questa materia sono dell’avviso che si debba garantire l’eguaglianza tra cittadini in qualunque area del Paese. Credo che le Regioni debbano intervenire con limitazioni».

E conclude:

«La vera unità del Paese è nell’eguaglianza di trattamento tra cittadini lombardi, veneti, campani, calabresi. Ma, proprio per questo, in un’emergenza così grave e improvvisa, credo sia giusto che il governo nazionale prevalga nelle decisioni, creando condizioni di tutela della salute nell’intero territorio italiano».

ilnapolista © riproduzione riservata