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“Solo in Africa, per l’epidemia da colera, avevo provato una situazione simile”

Sul Fatto Quotidiano le voci dagli ospedali di Brescia, la seconda provincia più contagiata d’Italia. E nelle cliniche private si iniziano le cure in attesa dei risultati dei tamponi, per prendere tempo. “E’ una sfida mai vista”

“Solo in Africa, per l’epidemia da colera, avevo provato una situazione simile”

Sul Fatto Quotidiano le voci provenienti dagli ospedali bresciani. Brescia è la seconda provincia italiana per contagi, dopo quella di Bergamo.

Agli Spedali Civili ogni mezzora arriva un paziente positivo, così non si riesce più a reggere, dicono i medici. Qui sono più di 2500 le persone che lavorano all’emergenza Coronavirus. Ci sono 40 letti di terapia intensiva, ma ogni giorno si cerca di ricavare nuovo spazio. E’ stato abbattuto persino un muro all’interno del reparto.

Gli infermieri si chiedono quanto potranno andare avanti con turni infiniti. Mentre il primario dell’ospedale, Gabriele Tomasoni, dichiara:

“È una sfida mai vista. È massacrante soprattutto per gli infermieri. Abbiamo pazienti tendenzialmente obesi che non respirano e che quindi vanno girati a pancia in giù almeno due volte al giorno. A tutto questo, va aggiunta la pressione psicologica, i timori di chi ti aspetta a casa…”.

I contagi continuano ad aumentare, spiega il primario, ecco perché servono sempre più posti letto in terapia intensiva.

“Da uno a dieci il livello di emergenza è dieci. Nessuno viene abbandonato, ma dobbiamo essere realisti. Ci sono pazienti, soprattutto i più giovani, che restano in terapia intensiva quattro giorni, ma il periodo medio per questo virus è di due settimane di ricovero attaccati al respiratore ”.

Il primario degli Infettivi, dello stesso ospedale, Francesco Castelli, racconta uno scenario devastante.

“Solo in Africa, per l’epidemia da colera, avevo provato una situazione simile. Credo che tra due settimane potranno diminuire i nuovi casi, ma avremo comunque in carico tutti i pazienti di oggi. Un responsabile deve essere ottimista, ma a tutto c’è un limite. Abbiamo 60 posti su 72 dedicati ai pazienti Covid, ma dato che non erano più sufficienti abbiamo trasformato interi reparti in una nostra succursale. Quello che mi a sorpreso è la rapidità con la quale l’epidemia si sta diffondendo, anche geograficamente”.

Non va meglio negli ospedali privati. Lo spiega Paolo Terragnoli, primario del dipartimento di emergenza della Clinica Poliambulanza:

“Su 600 posti letto oltre 240 sono per pazienti Covid, e putroppo stanno aumentando i casi tra i 3 e i 55 anni. Dovendo aspettare tra le 48 e le 72 ore per il risultato dei tamponi, iniziamo le cure per non perdere tempo”.

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