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Ricciardi: «Il Sud preparari piani di contrasto altrimenti sarà difficile fronteggiare l’emergenza» 

Intervista al CorMez: «Il movimento Nord-Sud ha allargato l’epidemia. Non è detto che il picco arrivi a metà aprile. Il contagio è già aumentato significativamente. Occorre rimanere a casa»

Ricciardi: «Il Sud preparari piani di contrasto altrimenti sarà difficile fronteggiare l’emergenza» 

Il Corriere del Mezzogiorno ha intervistato ieri Walter Ricciardi, componente dell’Oms e consulente del Governo per l’emergenza sanitaria da Coronavirus.

«Il rischio vero è tutto contenuto in quel movimento di persone che nei giorni scorsi — e tuttora: come sembra si stia verificando anche in quest’ultimo week end — si è spostato da Nord a Sud. E che ha finito per generare un allargamento dell’epidemia. (…) Questa mobilità, peraltro, sta accendendo piccoli focolai in tutta Italia, in misura puntiforme, che registriamo di giorno in giorno».

Non è detto che il picco di contagi, come annunciato da De Luca, arrivi a metà aprile, dice Riccardi.

«Le previsioni sul picco massimo devono essere sempre verificate empiricamente. E non è detto che arriverà a metà aprile nel Centro Sud. La diffusione del contagio presenta già incrementi significativi. (…) L’unica barriera che possiamo contrapporre al rischio di contagio è quella di rimanere a casa».

Molti, dice Ricciardi, hanno compreso che se al Sud dovesse verificarsi una situazione come quella della Lombardia, non ce la si farebbe a gestirla.

«Mi sembra, però, che se non tutti, molti abbiano capito che se la casistica registrata in Lombardia dovesse essere confermata al Sud diventerà davvero molto problematico far fronte all’emergenza sanitaria».

Al Sud dovrebbero sfruttare questo periodo per prepararsi, dice.

«Occorre elaborare dei piani preventivi, perché quando ci si trova nel mezzo della tempesta si finisce per combattere in condizioni di estrema difficoltà. Questo breve periodo di tempo dovrebbe servire a tutte le regioni del Sud ad organizzarsi e a preparare dei piani di contrasto, in previsione di uno scenario che non si presenta per niente incoraggiante, ma che almeno potrebbe trovare tutte le strutture pronte o quasi».

Ricciardi spiega anche perché il tasso di mortalità è più elevato in Italia che in Cina.

«Ci sono più motivi. Il primo è sicuramente l’età media dei nostri pazienti, che è di 65 anni, e quindi è più avanzata rispetto a quella dei cinesi, che, invece, è di 46 anni. Poi, noi nel calcolo della mortalità conosciamo bene il numeratore, ma non altrettanto il denominatore che, probabilmente, è molto più ampio, e quindi finirebbe per abbassare il dato dei decessi. Infine, il modo con il quale noi codifichiamo la mortalità: anche questo è un sistema applicato a livello regionale e quindi con tutti i ritardi che esso comporta».

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